Accadde Domani. 19 maggio 1977. L’ultima rapina di Umberto Vivirito

Accadde Domani. 19 maggio 1977. L’ultima rapina di Umberto Vivirito

19 maggio 1977. L’ultima rapina di Umberto Vivirito

L’impossibilità di avere visibilità, di poter disporre di spazi pubblici come gli altri per fare propaganda condizionò la mentalità di tutto un ambiente.La necessità di procurarsi armi e fondi per l’attività politica passò dunque attraverso le rapine. Si potevano trovare le armi rapinando un’armeria o rivolgendosi alla malavita, ma per farlo ci volevano soldi. Era un cane che si morde la coda.

Io stesso ebbi come dotazione personale una pistola che proveniva dalla rapina di un’armeria di Monza.

Quando loro due intrapresero queste operazioni, lo fecero senza un ritorno personale, ma sempre nell’ottica di un disegno politico, folle o utopistico che fosse.

Non erano delinquenti comuni e mai lo divennero. Rievocare oggi la cronaca di certi atti come le rapine da loro commesse in gioiellerie o armerie mette fortemente in imbarazzo anche a “destra”. Alcuni vorrebbero tralasciare determinati episodi reputandoli marginali o poco encomiabili. Io invece credo, andando certamente contro la pubblica morale di allora e di oggi, che negli anni ’70 non ci fosse altra soluzione.

Quando, il 19 maggio del 1977, a Milano, Umberto Vivirito fece l’ultima rapina che fu fatale a lui e al proprietario della gioielleria, era reduce da due anni di detenzione che non avevano fatto altro che esasperarlo. Anche qui, non si tratta di una giustificazione, ma di un fattore da tener presente. Umberto fu imprudente, avventato e sfortunato. Ciò che per me resta evidente, a distanza di più di quarant’anni, è il fatto che lui, Alessandro e altri aderirono senza risparmiarsi ad una causa e ne pagarono le conseguenze. Furono anni che stravolsero davvero le nostre esistenze e quelle di chi ci stava vicino.

Tratto da: Domenico “Mimmo” Magnetta, Ippolito Edmondo Ferrario, Una vita in Avanguardia Nazionale, Ritter Edizioni

 

 

 

 

Una vita in Avanguardia Nazionale. Milano, 7 giugno 2019, Centro Congressi Palazzo Stelline

Una vita in Avanguardia Nazionale. Milano, 7 giugno 2019, Centro Congressi Palazzo Stelline

Presentazione del libro

 “Una vita in Avanguardia Nazionale”

 di Domenico “Mimmo” Magnetta e Ippolito E. Ferrario

 Ritter Edizioni

Venerdì 7 giugno 2019, ore 18.00

Centro Congressi Palazzo Stelline

Sala Toscanini, Corso Magenta 61, Milano

Introducono

Gabriele Adinolfi (Centro Studio Polaris)

Lino Guaglianone

Presenti gli Autori

Comunicato stampa

“A quel punto, nella mia ottica di soldato politico, le rapine divennero l’unica via possibile per finanziare il movimento. Accusavo anche stanchezza oltre che rabbia per quella situazione di difficoltà che ci affliggeva. Non vedevo spiragli. Ero consapevole che la mia posizione contravveniva allo spirito originario che aveva sempre animato il movimento, ovvero quello di frenare determinati atteggiamenti nei giovani più irruenti, di non cadere vittime di provocazioni. Lo Stato ci voleva in carcere, i compagni non accennavano ad abbassare il tiro e tra di noi le armi continuavano a girare.

Sarei diventato responsabile del Nucleo Economico, così lo definimmo, interno ad Avanguardia Nazionale. Avevo la piena facoltà di utilizzare su tutto il territorio italiano gli avanguardisti per procedere con tali operazioni. L’obiettivo che ci fissammo fu una “raccolta” iniziale di trecento milioni di lire”

Venerdì 7 giugno 2019 alle ore 18.00, nella prestigiosa cornice della Sala Toscanini del Centro Congressi Palazzo Stelline, si terrà la presentazione del libro “Una vita in Avanguardia Nazionale” di Domenico “Mimmo” Magnetta e Ippolito E.Ferrario pubblicato dalle Edizioni Ritter di Milano. (www.ritteredizioni.com)

Il libro tratta la vicenda di Domenico “Mimmo” Magnetta, legata indissolubilmente a quella di Avanguardia Nazionale, una delle principali e più articolate formazioni dell’estrema destra extraparlamentare sorte in Italia nel dopoguerra.

La sua storia si inserisce nel contesto specifico di Avanguardia Nazionale a Milano, in un periodo, i primi anni Settanta, in cui la repressione giudiziaria e la gogna mediatica si abbattono sui neofascisti come una scure. Ciò che emerge prepotente dal racconto è la certezza, condivisa da un’intera generazione salita su opposte barricate, che si potesse cambiare lo stato delle cose senza scendere a compromessi, anche scegliendo la strada della lotta armata.

Sogni, speranze, illusioni furono la benzina dei cosiddetti “Anni di Piombo”.

Questo libro è la testimonianza diretta, senza falsi moralismi, di chi allora aderì in modo totale ad un progetto umano e politico e vi credette fino in fondo, assumendosi le proprie responsabilità.

 

 

 

 

Una vita in Avanguardia Nazionale- La biografia di Domenico “Mimmo” Magnetta

Una vita in Avanguardia Nazionale- La biografia di Domenico “Mimmo” Magnetta

 

Esce in questi giorni per le Edizioni Ritter di Milano ( http://www.ritteredizioni.com) il libro “Una vita in Avanguardia Nazionale” biografia di Domenico “Mimmo” Magnetta scritta insieme al sottoscritto.

Il libro nasce dalla volontà di Mimmo di raccontare la sua intensa esperienza in Avanguardia Nazionale durante gli anni più caldi e difficili che culminarono con lo scioglimento coatto del movimento extraparlamentare avvenuto l’8 giugno del 1976.

La militanza di Mimmo inizia nella Milano degli anni Settanta e nel libro vengono ricordate alcune delle figure di spicco del neofascismo milanese che l’autore frequenta o conosce da ragazzino: Cesare Ferri, Umberto Salvatore Vivirito, Alessandro D’Intino, Mario di Giovanni, Rodolfo “Mammarosa” Crovace, Riccardo Manfredi, Marco Ballan, Giancarlo Esposti e molti altri.

I primi capitoli sono un affresco essenziale, ma intenso, del mondo milanese nel quale Mimmo muove i primi passi. Con lo scioglimento di Avanguardia Nazionale e la distruzione della sede di via Adige per un ordigno esplosivo,  Mimmo diventa uno dei pochi milanesi a interagire con il mondo neofascista romano che in quegli anni si prepara a partorire il fenomeno dello spontaneismo armato.

Magnetta intraprende la strada dell’autofinanziamento attraverso una serie di rapine che hanno l’obbiettivo di mantenere in vita clandestinamente Avanguardia Nazionale. Divenuto responsabile del cosiddetto Nucleo Economico, Mimmo, insieme ad altri camerati, compie una serie di operazioni che culmineranno nell’assalto alla Chase Manhattan Bank; tale rapina sancirà poi la rottura definitiva con i Nar di Valerio e Cristiano Fioravanti. Nelle pagine è un susseguirsi di ricordi legati a personaggi quali Peppe Dimitri, Alessandro Alibrandi, Claudio e Riccardo Minetti, Stefano delle Chiaie, Gilberto Cavallini e altri.

Mimmo, sempre in quel periodo, con l’aiuto di altri avanguardisti milanesi, si specializza nelle operazioni di espatrio finalizzate ad aiutare camerati che necessitano di riparare all’estero per sfuggire alla giustizia. E sarà durante una di queste operazioni di “trasferimento”, nella quale è Massimo Carminati che deve raggiungere la Svizzera, che Mimmo verrà arrestato insieme allo stesso Carminati e ad Alfredo Graniti al valico del Gaggiolo quando la loro macchina viene crivellata di colpi dagli agenti di polizia che li attendono.

Il libro prosegue con i ricordi di tutta la fase detentiva, dell’incontro e della conoscenza con il mondo carcerario; un viaggio nell’Italia di quel periodo in cui le stesse carceri sono teatro dello scontro sanguinario tra camorristi divisi tra cutoliani e anticutoliani. Mimmo in carcere ritrova molti camerati e nonostante la privazione della libertà personale prosegue la sua militanza impegnandosi in svariate attività a favore dei carcerati.

Con l’uscita del libro, Mimmo ha concesso alle telecamere una serie interventi su alcuni degli avvenimenti raccontati nel libro e che sono visibili su YouTube.

Qui di seguito l’indice con gli argomenti che troverete nel libro “Una vita in Avanguardia Nazionale”:

Capitolo I Un pugliese a Milano

Capitolo II Da studente a militante extraparlamentare

Capitolo III Celerini, Katanga e Mammarosa

Capitolo IV La schedatura dei compagni

Capitolo V Avanguardia Nazionale a Milano

Capitolo VI Eravamo ragazzi

Capitolo VII La stagione della repressione e della clandestinità

Capitolo VIII La provocazione del MAR di Fumagalli

Capitolo IX Pian del Rascino e lo spettro del Golpe

Capitolo X Proteggere i latitanti

Capitolo XI La nascita dell’Avanguardia Nazionale clandestina

Capitolo XII Il sodalizio con gli Avanguardisti romani

Capitolo XIII La prima rapina

Capitolo XIV La seconda rapina

Capitolo XV Volevo uccidere “Giusva” Fioravanti

Capitolo XVI Assalto alla Chase Manhattan Bank

Capitolo XVII Alessandro Alibrandi

Capitolo XVIII Milano, 1979. Giorgio Almirante e il Fronte della Gioventù

Capitolo XIX Continuano le operazioni di espatrio. Gilberto Cavallini e altri

Capitolo XX Gaggiolo, 21 aprile 1981. L’inferno di piombo

Capitolo XXI Il capitano Francesco Straullu

Capitolo XXII La detenzione a Spoleto

Capitolo XXIII I camorristi di Raffaele Cutolo

Capitolo XXIV Il trasferimento da Spoleto a Marino del Tronto

Capitolo XXV Vita in carcere

Capitolo XXVI I rapimenti Cirillo e Peci

Capitolo XXVII Il trasferimento da Marino del Tronto

Capitolo XXVIII Il carcere di Viterbo

Capitolo XXIX Progettando l’evasione con il capo dei camorristi

Capitolo XXX Pranzi con aragoste e battaglie a palle di neve

Capitolo XXXI Film proibiti e ricetrasmittenti

Capitolo XXXII La frutta sciroppata e altri privilegi

Capitolo XXXIII Il mio accoltellamento

Capitolo XXXIV L’interrogazione parlamentare e il trasferimento a Rebibbia

Capitolo XXXV Rebibbia

Capitolo XXXVI L’odio per chi mi aveva tradito e abbandonato

Capitolo XXXVII La riconsegna delle armi

Capitolo XXXVIII Processi e condanne

Capitolo XXIXI miei avvocati

Capitolo XLI contatti con la Chiesa

 

Cesare Ferri. Genesi di un ribelle

Cesare Ferri. Genesi di un ribelle

“Rimasi in carcere una quindicina di giorni. Era la prima volta. Un’eventualità alla quale ogni tanto si pensava, ma ciò non rappresentava un freno alla nostra attività. Mi ritrovai in cella con Bruno Stefàno coimputato con Gianni Nardi. L’impatto con il mondo carcerario non fu poi così terribile. Non entrai da solo e poi a san Vittore, nel braccio dove ci misero, c’erano altri camerati.Tra questi Franco Freda, all’epoca recluso per la strage di piazza Fontana. Io e Mario Di Giovanni fummo tra i pochi a essere invitati da lui nella sua cella. Ci offriva da bere il karkadè, una bevanda molto amara. Per la verità non ci piaceva affatto, ma nessuno di noi osava rifiutarlo. Parlavamo con lui anche nelle ore d’aria durante le quali Freda non smetteva mai di camminare. Era una sua abitudine consolidata. I nostri discorsi con lui però non riguardavano mai le reciproche vicende giudiziarie. Ricordo che una sera, mentre eravamo in cella, ci mettemmo a fare abbastanza casino tra di noi. Ad un certo punto lui urlò richiamandoci immediatamente all’ordine. Era furente perché in quel momento stava traducendo Celso e aveva bisogno di assoluto silenzio”.

C.F.

Esce oggi in libreria, Edito da Settimo Sigillo di Roma, “Cesare Ferri. Genesi di un ribelle” scritto da Susanna Dolci e dal sottoscritto con prefazione di Adriano Segatori.

Il libro ripercorre le fasi cruciali del percorso politico e umano di Cesare Ferri, uno dei più noti militanti della destra neofascista milanese.

http://www.libreriaeuropa.it/scheda.asp?id=12577&ricpag=1