I fantasmi del banchiere nero. La quarta indagine di Raoul Sforza

I fantasmi del banchiere nero. La quarta indagine di Raoul Sforza

 

Arriva in questi primi giorni di ottobre, nelle migliori librerie e nei principali store digitali, il quarto capitolo della serie del banchiere di Milano.

Buona lettura a tutti.

La trama

Venezia, 20 maggio 1946.

Nel suo studio di fondamenta Orseolo viene ritrovato con il cranio sfondato il cadavere del notaio Giangiacomo Ballarin.

Il solo sospettato, seppur in contumacia, è Alvise Alberton, truffatore e falsario il quale, durante il periodo della passata Repubblica Sociale Italiana, frequentava i vertici dei ministeri presenti nella città lagunare.

Le indagini non portano a nulla e, con la promulgazione dell’amnistia Togliatti, il caso viene definitivamente archiviato.

A distanza di più di settant’anni, Mara Sartori, giornalista di cronaca nera, decide di far luce sulla morte del Ballarin il cui nome è legato alla Shoah veneziana e al presunto ruolo di procacciatore di documenti per gli ebrei in fuga.

La ricerca della verità si trasforma presto per Mara in un susseguirsi di angosciose scoperte e di colpi di scena che la portano all’inaspettato incontro con il milanese Raoul Sforza, meglio conosciuto come “il banchiere nero” per i suoi trascorsi eversivi negli anni Settanta, uomo da sempre al centro di scandali e di processi.

Sforza, una volta giunto a Venezia, si ritroverà ad aiutare la giovane giornalista e nello stesso tempo a ripercorrere un capitolo doloroso e mai svelato della storia della propria famiglia.

I fantasmi del banchiere nero. La quarta indagine di Raoul Sforza

Pagg. 320

Collana SuperNoir Bross

Fratelli Frilli Editori, €16,90

 

 

 

Coca Cola e marchese De Sade

Coca Cola e marchese De Sade

Coca Cola e marchese De Sade

 

Il banchiere in compenso gli sorrideva amichevolmente. Inaspettatamente trasse dalla glacette una bottiglia di Coca-Cola. Il sindaco non si sarebbe mai aspettato di vederne una bottiglia tra le mani del banchiere.

Da quando lo conosceva lo aveva visto bere esclusivamente i migliori vini e i distillati più pregiati, ma mai una bibita gassata.

Al sindaco parve di vedere il banchiere compiere un atto quasi sacrilego.

“Si tolga quell’espressione da tonto, Villa!

Sì, io adoro la Coca-Cola in talune circostanze.

La pretendo servita freddissima, come questa.

E sono troppo cresciuto per sentirmi dire che essa è il simbolo dell’imperialismo americano con il quale gli Yankees ci hanno invaso e hanno corrotto i nostri giovani.

Che noia, Villa.

Già negli anni Settanta queste considerazioni da circolo neofascista posto in un sottoscala mi tediavano nel profondo, figuriamoci oggi…”, scherzò il banchiere riempiendo i bicchieri e rimembrando il suo passato eversivo.

Era sempre stato un cane sciolto, insofferente a certi diktat tipici dell’ambiente.

Pur amando la lettura di Evola, preferiva i classici russi del Novecento o i testi del Divin Marchese.

Tratto da Assedio mortale a Milano. La terza indagine del banchiere Raoul Sforza di Ippolito Edmondo Ferrario, Fratelli Frilli Editori

 

Il ritorno del banchiere nero

Il ritorno del banchiere nero

A distanza di circa un anno Raoul Sforza, il banchiere nero, si appresta ad andare in tipografia. L’appuntamento con il secondo romanzo è fissato per fine marzo in libreria.

I diavoli di Bargagli. Stay Tuned!

 

Il Banchiere di Milano, tra atmosfere anni Settanta, Alfa Romeo e Rolling Stones

Il Banchiere di Milano, tra atmosfere anni Settanta, Alfa Romeo e Rolling Stones

Il Banchiere di Milano, tra atmosfere anni Settanta, Alfa Romeo e Rolling Stones

Raoul tornò col pensiero a quella sera. Aveva parcheggiato l’Alfa Romeo 2600 Sprint in corso Monforte all’angolo con piazza San Babila; la macchina spiccava fra le altre vetture presenti per l’eleganza della livrea color grigio metallizzato abbinata alle linee aggressive disegnate da Bertone. Due auto più indietro c’era un’autocivetta della squadra politica della polizia, che stazionava nella piazza giorno e notte. Raoul salì sulla sua macchina, mettendosi alla guida. Accese la radio com’era sua abitudine. Anche la presenza della radio a bordo era una rarità e un lusso. In quel momento stava passando Brown Sugar dei Rolling Stones. Per il giovane Sforza quello fu un chiaro segno del destino, essendo uno dei pezzi degli Stones che amava di più.

Tratto da Il banchiere di Milano, Fratelli Frilli Editori, 2021

 

Accadde Domani. 12 ottobre 1979. La seconda rapina del Nucleo Economico di Avanguardia Nazionale

Accadde Domani. 12 ottobre 1979. La seconda rapina del Nucleo Economico di Avanguardia Nazionale

2 ottobre 1979. La seconda rapina del Nucleo Economico di Avanguardia Nazionale

La prima rapina, al di là della disavventura col cassiere, si concluse positivamente. Eravamo pronti per il secondo colpo: l’agenzia N. 1 del Banco di Roma in via XX settembre di fronte al Ministero del Tesoro. Decidemmo di procedere il giorno successivo, il 12 ottobre 1979.

Dimitri ed un altro si preoccuparono di neutralizzare la guardia giurata che aveva l’abitudine di starsene comodamente a leggere il giornale seduto in auto davanti alla banca. I due si avvicinarono passando inosservati. Spacciandosi per turisti gli mostrarono un cartello sul quale c’era scritto: “Questa è una rapina, non ti muovere”. Lo stratagemma funzionò. Dopo averlo disarmato salirono sulla macchina e lo portarono con loro in zona Villa Borghese per circa mezz’ora. Nel frattempo Alibrandi ed io, con le chiavi dateci da un altro basista addetto alle pulizie, entrammo dall’ingresso riservato ai dipendenti. A quell’ora l’agenzia era chiusa al pubblico, c’era solo il personale. Cominciammo a prendere i soldi nei cassetti e nelle casseforti che stavano dietro gli sportelli. Quello però a cui miravamo era il caveau e il suo contenuto. Mi rivolsi ad un vicedirettore per avere le chiavi del caveau. Costui iniziò a prendere tempo. Diceva che oltre alle sue ci volevano altre chiavi che in quel momento non erano nella filiale. Persi la pazienza e lo invitai a slacciare la cintura dei pantaloni. Lui non capì che cosa volessi fare. Gli mostrai la bomba a mano che avevo con me. Gli dissi che avrei tolto la sicura e gliela avrei messa nelle mutande. La minaccia sortì l’effetto desiderato. Il vicedirettore si precipitò per accompagnarmi nel caveau…

Tratto da: Domenico “Mimmo” Magnetta, Ippolito Edmondo Ferrario, Una vita in Avanguardia Nazionale, Ritter Edizioni