Ippolito Edmondo Ferrario
In ricordo di Edmondo Sacerdoti.
In queste poche righe è mia intenzione evitare le lunghe e noiose dissertazioni alle quali siamo abituati quando si sfoglia un normale catalogo che accompagna una mostra. Potrei cominciare dalle nobili intenzioni che stanno alla base di quest’ennesima esposizione organizzata dalla Galleria Sacerdoti con la quale si apre la stagione 2004 – 2005 o ancora dall’importanza di proporre una così rara e ricercata collezione di pittori Scapigliati e Divisionisti.
Per il momento mettiamo da parte questi bei discorsi; è tempo di raccontare una storia che appartiene alla mia famiglia , una storia di quelle che vengono raccontate di generazione in generazione e che sembrano destinate ad essere dimenticate se non c’è qualcuno che le ricorda e le mantiene vive. Diversi sono i modi per farlo e questo è il mio.
Vorrei cominciare dal sogno di mio nonno e dagli inizi della sua attività di mercante d’arte. Fernando Sacerdoti ,il mio bisnonno, restauratore di una certa fama, aveva il proprio studio nella graziosa via dei Bossi, nel centro di una città, quale Milano, attraversata da un periodo pieno di aspettative e paure. La prima Guerra Mondiale era trascorsa da poco e il nostro paese attraversava un periodo non propriamente felice dal punto di vista economico. Eppure, sembra strano, il mercato dei quadri esisteva ed era vitale. Il giovane Edmondo Sacerdoti crebbe dunque in questo ambiente, in uno studio di restauro frequentato da mercanti, collezionisti, studiosi e soprattutto pittori.
L’ambiente, intriso del profumo dell’olio di lino e dei colori ad olio, certamente lo influenzò non poco. Lo stupore era tanto quando ascoltavo mio nonno che parlava di artisti quali Carlo Carrà e Filippo De Pisis ( così ricordava quest’ultimo:” Lo conobbi nel 37’ a Parigi; un uomo straordinario, con un paio di lauree, colto.Feci conoscere i suoi quadri a Milano”. Dell’artista acquistò un blocco di ben centoventi opere nel 1948 a Parigi per settantamila lire l’una…) o di storici dell’arte quali il Nicodemi , il Somarè , il Malesi , conosciuti da ragazzo; e ancora di Carlo Fornara, di Gottardo Segantini, di Giorgio De Chirico incontrati negli anni Sessanta durante la sua attività.
Tornando però alla prima metà del secolo scorso la storia prosegue con Edmondo appena sedicenne che inizia a vendere i suoi primi quadri ai collezionisti milanesi; si recava a casa dei pittori Leonardo Bazzaro e Giuseppe Solenghi per comprarne le vedute della vecchia Milano che la borghesia dell’epoca tanto amava . Agli anni 30’ risale l’amicizia con Ottavio Fabbri, padre dei due fratelli Giovanni e Dino che diventeranno un punto di riferimento per l’editoria nazionale, e ancora quella con Antonio Mazzotta, padre di Gabriele, attuale presidente della Fondazione Mazzotta; i nomi dei collezionisti conosciuti sono quelli che hanno fatto la storia dell’arte nelle raccolte private : Cartotti, Stramezzi, Jucker.
Nel 1928 Edmondo compie il primo viaggio a Parigi in compagnia dell’amico Tullio Giosi, uno dei più grandi mercanti d’arte italiani scomparso qualche anno fa. In questi anni e nei successivi è anche socio di Massimo Cassani, un altro stimato e competente mercante del tempo .Dieci anni dopo, esattamente nel 1938 Sacerdoti avrebbe incontrato per la prima volta De Chirico .
Eccone il ricordo: “…l’ho conosciuto nel 1938, nella galleria milanese del Milione. Aveva esposto una ventina di quadri. Non ne vendette neanche uno. Era furente. Ricordo che erano quadri bellissimi, dei quali alcuni del periodo metafisico. A mio giudizio De Chirico è più grande di Picasso.Un genio. Ma anche un grande timido, che a volte assumeva atteggiamenti che lo facevano sembrare antipatico. Fece male a rifare i suoi vecchi quadri e, negli anni Sessanta, a diventare mercante di se stesso”.
Giunse la guerra e mio nonno proseguì ininterrottamente la sua attività nonostante i disagi. Nel 1950 aprì la sua galleria d’arte in una delle vie più belle di Milano,via S.Andrea, oggi divenuta dominio dei marchi di moda ,ma allora “strada degli antiquari”; così, in un intervista al Corriere della Sera del 2000 ne ricorda la storia: “C’erano tanti antiquari qui negli anni Cinquanta, assieme a cartolai e botteghe di artigianato; ora solo boutique di moda. A parte qualche eccezione, quello della moda è un pubblico superficiale, che non si ferma neppure a guardare i quadri esposti”.
Presto la galleria si fece conoscere per le continue mostre di pittura antica, moderna e dell’ottocento che permisero a Edmondo di farsi conoscere in Italia , ma anche all’estero.La storia, per certi aspetti, diventa avventurosa. Sacerdoti intravede prospettive di mercato in America Latina e nel 1962 comincia l’epopea dei grandi viaggi che lo portano a conoscere paesi quali il Cile, l’Argentina, il Brasile, l’Uruguay. Proprio durante uno dei soggiorni in Cile Sacerdoti assiste alla caduta del governo Allende ed è costretto a lasciare il paese…questo è uno dei tanti aneddoti che mio nonno amava raccontare.
Ogni viaggio diventa un’occasione per acquistare quadri, molto spesso provenienti dalle collezioni di importanti famiglie di origine italiana trasferitesi nel nuovo continente. Questi dipinti, una volta portati in Italia, venivano venduti ai collezionisti o agli aspiranti mercanti, molti dei quali ancora oggi operanti, che venivano in galleria chiedendo soprattutto opere dell’Ottocento Italiano. Eppure Sacerdoti non badò solo all’attività finanziaria della vendita di quadri e lo dimostrano le decine di cataloghi da lui pubblicati relativi alle esposizioni. Mio nonno amava l’arte, senza distinzioni di epoca, ed è quello che ha sempre dimostrato organizzando mostre non solo con l’intento di vendere, ma anche per offrire al pubblico una pittura di qualità, molto spesso appannaggio dei musei o di pochi collezionisti.
Addirittura molta pittura antica l’acquistò dagli stessi musei americani che a differenza dei nostri partecipavano attivamente con vendite e acquisti al mercato dell’arte. I nomi dei maestri rappresentati nelle sue mostre fanno parte del patrimonio artistico mondiale: Antonio Canal detto Canaletto, Francesco Guardi, Tiziano, Pablo Picasso, Renoir, Kokoshka, Morandi, De Chirico, Segantini, Boldini. Oggi ne rimane un prezioso archivio fatto di cataloghi, testi critici, fotografie, documenti.Un esempio della sua infaticabile opera di “mercante-amatore “, come a mio nonno piaceva definirsi, è l’attuale carteggio inedito del pittore Angelo Morbelli che in parte accompagna il presente catalogo.
Fu acquistato insieme a numerose opere dagli stessi eredi dell’artista e certamente l’acquisizione di un carteggio composto da lettere, appunti, cartoline postali è sintomo di una passione che andava al di là del puro profitto economico.Gli aneddoti sono numerosi… ad esempio nel 1963 il pittore Ardengo Soffici scriveva a Sacerdoti per scusarsi con lui per non aver riconosciuto come suo un quadro dipinto poco tempo prima.
E ancora mio nonno raccontava l’episodio dell’acquisto di un celebre olio di De Chirico, “Rovine greche in una stanza”, appeso alle pareti di un ristorante a New York o ancora quello di una tavola fondo oro del Crivelli comperata direttamente dal Metropolitan Museum di New York.
A questo mi sento in obbligo di riportare alcune sue donazioni benefiche che tutt’ora testimoniano l’amore per il suo lavoro: al museo di Gerusalemme donò un dipinto di Pietro da Cortona, allo stato del Vaticano una veduta di San Pietro firmata Pio Joris e, in tempi più recenti, il capolavoro di Silvestro Lega “Il trasporto dell’ammalata” alla Galleria d’Arte Moderna di Milano. Eppure ,nonostante le centinaia di opere di artisti posseduti ,il nome di mio nonno e della sua galleria resterà sempre legato a quello di Federico Zandomeneghi, l’artista tanto amato e studiato, al quale dedicò ben otto mostre personali, di cui l’ultima nel 2004 presso la Fondazione Mazzotta di Milano.
Mio nonno credette ciecamente nel pittore veneziano, ma di adozione francese, acquistandone le opere, collezionandole e vendendole ai privati che gli chiedevano un artista su cui puntare. Lui stesso divenne il maggiore collezionista di Zandomeneghi al mondo. Al di là dell’indubbio valore artistico, Zandomeneghi oggi è uno dei pochi pittori italiani conosciuti all’estero e con delle quotazioni degne o quasi dei suo “colleghi” impressionisti; questo lo si deve a Sacerdoti.
Non ultima viene la costituzione dell’Associazione Edmondo Sacerdoti per lo Studio ,la Divulgazione e la Tutela delle Opere di Federico Zandomeneghi che mio nonno volle al fine di gestire l’ampio archivio relativo al pittore e alle sue opere, raccolto nel corso di più di cinquant’anni di attività. La necessità di questa ulteriore scelta è stata dettata dall’interesse economico sorto intorno al Venitien e dai pericoli che ne conseguono: falsi ed expertise dietro compenso, cosa che Sacerdoti respinse sempre con fermezza, pena la creazione di un vero e proprio mercato delle autentiche.
Così si pronunciò in merito in più occasioni :”E talvolta non c’è da fidarsi di chi fa le autentiche: non ci sono in giro figure straordinarie come quelle di Federico Zeri o Roberto Longhi! E allora io dico: è il gallerista stesso che deve essere responsabilizzato e certificare l’autenticità dell’opera”.Oggi il suo lavoro, la sua eredità materiale e spirituale è rimasta nella Galleria di Sant’Andrea e continua ad alimentare la passione del sottoscritto e di mia madre Daniela.
E’ dunque con una mostra della massima importanza che vogliamo ricordare Edmondo Sacerdoti e il suo impegno al servizio dell’arte. Sfogliando le pagine del presente catalogo scoprirete capolavori dell’arte italiana, per lo più inediti, che appartengono al nostro comune patrimonio artistico. In una Milano sempre più da “bere”, purtroppo, e desertificata in quanto a iniziative culturali, ad eccezione di pochi esempi, la nostra galleria si pone per i prossimi “cinquant’anni almeno”, questo nelle nostre intenzioni, come punto di riferimento culturale per collezionisti e non.
Crediamo infatti che il migliore modo di ricordare Edmondo è quello di continuare la sua attività sulla stessa strada da lui indicata, adeguandola anche alle nuove esigenze del mercato: dunque tradizione, ma anche multimedialità attraverso l’organizzazione di mostre, eventi, di pubblicazioni e la creazione di un sito internet ricco di testi e informazioni sull’attività svolta dal 1950 . Con oggi un nuovo capitolo della galleria si apre.