La Fenice
Una testimonianza del neofascismo milanese
In quegli anni la militanza ci imponeva di misurarci quotidianamente con situazioni di violenza fisica, perché la violenza era all’ordine del giorno.
Lo scontro fisico, lieve o pesante che fosse, era la normalità per chi faceva politica.
Rappresentando una minoranza, noi neofascisti avevamo la vita non facile.
Più volte durante le manifestazioni partecipammo ad aspri scontri, ma i problemi non si limitavano a queste situazioni.
Si diventava dei possibili bersagli dal momento in cui si usciva di casa fino a quando non si rientrava.
Fu quindi necessario attrezzarci per sopravvivere.
È un dato evidente che la cosiddetta “caccia al fascista” era una pratica abitualmente perpetrata a cominciare dalle scuole e nelle strade. Di conseguenza ci organizzammo per rispondere a questa violenza con altrettanta violenza.
G.Rognoni