Federico Zandomeneghi
Un veneziano tra gli impressionisti
Ippolito Edmondo Ferrario
Membro del Comitato Scientifico e curatore di schede
Sono passati quasi trent’anni da quando Edmondo Sacerdoti, mercante e amatore, “zandomeneghiano della prima ora, fortunato e acuto scopritore di opere disperse o addirittura sconosciute” (E. Piceni, 1977) allestiva nelle sale della sua galleria di Via S. Andrea a Milano la prima mostra dedicata interamente a Federico Zandomeneghi, accompagnata da un bel catalogo con la nota introduttiva dello studioso Enrico Piceni.
Da allora molte cose sono mutate nel mondo del collezionismo; emblematiche a riguardo sono alcune dichiarazioni che Edmondo Sacerdoti rilasciò durante un’intervista al Corriere della Sera nel novembre del 2000 :”Ho cominciato a comprare i suoi quadri (gli Zandomeneghi) nel 38’. Saranno passate nelle mie mani almeno 200 opere. Molte le ho acquistate per poche lire”.
E’ un inizio decisamente in sordina l’approdo delle opere di Zandò sul mercato vero e proprio e fulcro assoluto di questa partenza è la galleria d’arte Sacerdoti presso cui i collezionisti del tempo vanno cercando la bella pittura dell’Ottocento. Sacerdoti nella realtà milanese propone il collaudato modello del mercante parigino Durand Ruell e della sua “scuderia” vincente di artisti, tra cui proprio Zandomeneghi, con la differenza che il Venitien in Italia è praticamente sconosciuto.
Sono anni in cui la figura del gallerista riveste un ruolo fondamentale per il collezionista e l’amatore, in quanto la creazione di una raccolta d’arte non può prescindere dai consigli dello stesso che guida il privato nella scelta del dipinto.
Fin dal 1950 i clienti di Sacerdoti vengono indirizzati da lui nella scelta dei pastelli e degli oli di Zandomeneghi che presto comincia a comparire tra le più importanti raccolte milanesi e lombarde, costituite dalla borghesia dell’epoca e dai facoltosi industriali che si appassionano d’arte.
Con gli anni alla passione si unisce indiscutibilmente la ricerca di un investimento sicuro e le opere di Federico Zandomeneghi, oramai vero e proprio cavallo di battaglia di Sacerdoti, rispondono pienamente a questa richiesta. La sua pittura di grande qualità, votata inoltre ad una internazionalità riscontrabile in pochi altri pittori italiani (ricordiamo per tutti Giovanni Boldini e Giuseppe De Nittis che vissero con Zandomeneghi la medesima esperienza parigina) ha le carte in regola per adattarsi a questa nuova esigenza; naturalmente le aste contribuiscono non poco in questo delicato momento.
Se da una parte Sacerdoti allestisce sempre nuove mostre nella sua galleria (la seconda a distanza di soli due anni dalla prima, nel 1979, con ben 50 opere fra disegni e pastelli, tutti inediti) dall’altra le opere di Zandomeneghi iniziano ad essere vendute in asta, con risultati anche clamorosi.
E’ il 1988 quando presso Semenzato viene battuto per 600.000.000 di Lire il pastello “La coppia al Caffè” (Ritratto di Federico Zandomeneghi in compagnia di Suzanne Valadon) e solo un anno dopo in Finarte a Milano l’olio “Visita in camerino” viene venduto per 860.000.000 di Lire. Qualche anno prima, nell’ottobre del 1980, Sacerdoti allestisce la terza mostra di Zandomeneghi nella sua galleria, organizzandone poi una quarta nel 1984.
Evidentemente la galleria Sacerdoti è particolarmente legata a Zandò e lo stesso gallerista milanese, oltre che il maggiore venditore di quadri dell’artista veneziano, ne è diventato anche il più grande collezionista e appassionato studioso. Non esiste migliore garanzia di quando un mercante d’arte mostra la fiducia nell’ amato pittore collezionando le opere, oltre che venderle e proponendole alla propria clientela.
Sempre nel 1988, anno del record d’asta della citata “La coppia la Caffè”, viene organizzata una mostra antologica dell’artista veneziano, prima a Ca’ Pesaro a Venezia e successivamente a Palazzo Reale a Milano. Le opere selezionate ed esposte sono numerose, tutte di grande qualità e il ruolo di Sacerdoti all’interno del Comitato Scientifico è fondamentale.
Sacerdoti crede che siano le gallerie a giocare un ruolo insostituibile nell’ascesa di un artista e ciò può solo avvenire attraverso l’incessante proposta delle opere dell’artista al grande pubblico, grazie alle mostre e agli studi monografici sull’artista.
Per Sacerdoti un pittore deve passare necessariamente prima in galleria e poi nelle aste quando è ormai conosciuto e apprezzato.
L’escalation del mercato di Zandomeneghi coincide nel 1989 con una denuncia, sempre da parte di Sacerdoti, dell’esistenza di un mercato parallelo del falso che trova le sue ragioni d’essere nelle altissime quotazioni raggiunte da Zandò.
“Esiste ormai un vero e proprio traffico internazionale di queste croste, con tanto di autentiche apocrife attribuite ad autorevoli esperti.(…). L’aspetto grave della vicenda è che il fenomeno, nonostante tutto, si sta allargando a macchia d’olio” dice Sacerdoti al Corriere della Sera nel novembre del 1989.
Effettivamente, come ogni altro maestro giunto ai vertici del mercato, anche Zandomeneghi non viene risparmiato da una incessante falsificazione che dura ancora oggi.Opere spesso riprodotte come imitazione di opere già esistenti, o altre attribuite al periodo macchiaiolo circolano sul mercato accompagnate dall’avallo, inserite in monografie o in mostre di pittura dell’Ottocento, riproducendole nei cataloghi e fornendo così alla croste una sorta di autentica.
Molto spesso si sono visti questi presunti Zandomeneghi circolare in pubbliche vendite, posti a prezzi inferiori rispetto alle opere autentiche, con la tacita consapevolezza degli addetti ai lavori; il più delle volte queste croste finiscono invendute tornando nel mondo nascosto del mercato parallelo.
Nel 1992 la salita ai vertici del mercato internazionale di Zandò prosegue, e il record toccato spetta in questo caso all’olio “Passeggiando” venduto alla Sotheby’s di New York per 825.000 Dollari, seguito poi nel 1993 da “La lettura” che alla Christie’s di New York raggiunge i 629.500 Dollari.
Naturalmente il reperimento delle opere di Zandomeneghi diventa sempre più difficile in quanto la ricerca dei collezionisti è sempre più serrata e i dipinti facenti parte delle collezioni private raramente vengono immessi sul mercato, se non sporadicamente, accendendo vere e proprie battaglie durante le vendite in asta per l’aggiudicazione delle stesse.
Bisogna certamente sottolineare che il mercato impone le sue regole e non tutte le opere di Zandò riescono a raggiungere i valori fino a qui elencati; il collezionismo premia giustamente (così come per ogni altro pittore) non solo la firma ma prima fra tutte le qualità dell’opera e il suo alto valore artistico.
Diviene così sempre più raro trovare opere eccellenti e la loro comparsa sul mercato segna sempre cifre da record. E’ il caso dell’olio “Place Blanche, le matin” che nel dicembre del 2002 viene battuto dalla Sotheby’s di Milano per la cifra di 649.682,00 di Euro; il dipinto, eseguito nel 1911, nonostante il parere di alcuni sprovveduti mercanti che lo giudicano “opera tarda e non di grande qualità quindi”, raggiunge una cifra record, grazie proprio a una qualità che gli appartiene pienamente e che non viene colta da molti operatori del settore, poco preparati in materia e dotati di scarsa sensibilità. Il collezionismo in Italia soffre in fatti di molta superficialità che mal si accorda con lo spirito più autentico della pittura dell’Ottocento.
Sul fronte delle mostre l’ultima fatica di Sacerdoti, prima della sua scomparsa, è l’organizzazione di una nuova esposizione dedicata a Federico Zandomeneghi che si tiene presso la Fondazione Mazzotta di Milano nel febbraio 2004.
C’è ancora la necessità di rimarcare il ruolo internazionale dell’artista e le sue notevoli potenzialità di mercato che non hanno ancora raggiunto il loro vertice; Sacerdoti con la Fondazione Mazzotta presenta una rassegna di opere selezionate, provenienti da prestiti museali e dai numerosi privati e collezionisti, nonché dalla sua personale raccolta.
Sul fronte del collezionismo privato sono sempre maggiori le richieste da parte dei nuovi acquirenti di tutela e di garanzia delle opere di Federico Zandomeneghi che sono presenti sul mercato.
Dopo la scomparsa del gallerista milanese Edmondo Sacerdoti, grazie al prezioso archivio da lui raccolto in più di cinquant’anni di attività, relativo alle opere di Zandò, e non solo, è stata fondata l’Associazione Edmondo Sacerdoti per lo Studio, la Divulgazione e la Tutela delle Opere di Federico Zandomeneghi, forte di una ricca documentazione raccolta dal mercante-collezionista, con un’ampia sezione dedicata ai dipinti falsi individuati negli ultimi decenni.
La previsione per i prossimi anni è quella di un’ ulteriore salita delle quotazioni delle opere del pittore che ancora necessita di una posizione di maggiore rilievo in campo internazionale, al pari dei suoi “colleghi impressionisti”; complice di questa piena e giusta rivalutazione sarà la modifica delle vetuste e ottuse leggi che in Italia impediscono ancora la libera circolazione delle opere d’arte verso l’estero, causando un’asfissia del mercato italiano, irrimediabilmente tagliato fuori da quello internazionale.