All’alba, una caligine spettrale si era levata lenta dai canali raggiungendo i piani più alti di case e palazzi. Venezia, in giorni come quello, sembrava sospesa in un’atmosfera fiabesca alla quale i suoi pochi abitanti erano abituati.
Chi era nato e cresciuto in Laguna non si stupiva di come essa potesse mutare aspetto repentinamente.
Le calli, i campi e le fondamenta, da luoghi ridenti e affollati di turisti, potevano diventare improvvisamente solitari, gravidi di silenzi a tratti angoscianti.
Tratto da “I fantasmi del banchiere nero. La quarta indagine di Raoul Sforza” di Ippolito E. Ferrario, Fratelli Frilli Editori, 2024