Sono passati più di vent’anni da quando muovevo i miei primi passi nel mondo dell’editoria, nelle vesti di scrittore.
Gli interessi di allora e le mie passioni, mi portarono a raccontare fin da subito la Liguria; ero ammaliato dalla bellezza di quella regione frequentata d’estate fin da bambino.
Di conseguenza le prime presentazioni ebbero luogo proprio a Genova. Per molto tempo la “Superba” fu una costante della mia vita, grazie anche agli editori che credettero nei miei scritti pubblicandoli.
Successivamente mi impegnai in felici incursioni letterarie nell’estremo ponente Ligure, eleggendo Triora a mio luogo ideale da narrare e divulgare. Ora dopo, dopo anni di assenza, mi sono ritrovato nuovamente a Genova, idealmente accanto al banchiere milanese Raoul Sforza. Vederlo percorrere le strade del centro storico per immergersi nella sua umanità è stato emozionante.
Quando iniziai a scrivere I diavoli di Bargagli pensavo che la storia sarebbe rimasta circoscritta all’alta Val Bisagno, ma poi, come a volte succede, i personaggi letterari hanno un’anima loro e si impongono sullo scrittore. Raoul Sforza voleva tornare nella “Superba” e così è stato.
Grazie Genova per tutto quello che mi hai dato.
«Imposta il navigatore per arrivare alla stazione dei treni di Brignole. Un tempo ci sarei saputo arrivare anche senza quell’affare, ma non bazzico Genova da troppi anni» disse mentre Amedeo si apprestava a digitare sullo schermo la nuova destinazione. Da lì in mezz’ora, affrontando il traffico della Superba, giunsero presso la storica stazione ferroviaria.Genova, città fedele a sé stessa, nella sua fatiscenza architettonica e morale, sempre la stessa nonostante il passare del tempo. Mi sei sempre piaciuta, pur con tutti i tuoi difetti e le tue contraddizioni. In un certo senso mi rispecchio in te o forse guardandoti scorgo una parte di me, rifletté il banchiere, riconoscendo la caotica piazza Giuseppe Verdi.
Tratto da I diavoli di Bargagli di Ippolito Edmondo Ferrario, Fratelli Frilli Editori, 2022