Putridarium del santuario di San Bernardino alle Ossa
Ubicazione. Piazza Santo Stefano.
Mezzi pubblici. Linee tranviarie 12, 15, 23 e 27; linee automobilistiche 54, 60 e 84; metropolitane M1 (St. Duomo) e M3 (St. Duomo).
Visita. Aperti al pubblico solo il santuario e la cappella dell’ossario.
Contatti. Santuario di San Bernardino alle Ossa, sito Internet: sanbernardinoalleossa.it.
Si tratta di un particolare sepolcreto ipogeo forse risalente al XII secolo, situato al centro dell’ottagono che compone la parte principale e monumentale del soprastante Santuario di San Bernardino alle Ossa, edificio d’epoca successiva orientato lungo gli assi cardinali con ingresso a sud.
L’accesso al putridarium è chiuso da una grande grata a pavimento in ferro e ottone in cui campeggia la scritta: «novo hoc templo / ad satisfaciendum / comm. erga defunctos implorantes / s. bernardini sodales / novum hoc sepulcrum sibi et posteris suis / p.p. anno domini mdccliv».
Una ripida e stretta scala in muratura di dieci scalini conduce all’aula sotterranea (5 x 6 metri circa) di cinque lati, la cui geometria pentagonale irregolare è stata dettata dalla presenza di una parete preesistente in posizione nord ovest.
La volta a botte di laterizi ha le arcate posizionate lungo le pareti est e ovest e il cervello di volta è posto al centro dello sviluppo longitudinale, mentre un arco trasversale di sostegno si trova nel punto d’ingresso.
Lungo i lati abbiamo ventuno nicchie in muratura dove sono alloggiate le sedute in lastre di cotto per la decomposizione dei corpi.
Hanno una doppia inclinazione su sedile e schienale, tutte uguali, con foro al centro di convergenza e la sezione della seduta è di tipo circolare, in pianta e in alzato, per favorire la raccolta dei liquidi verso il deflusso; il sistema di scolo ne prevede la raccolta, l’incanalamento e lo smaltimento.
La raccolta avviene dai sedili che, data la loro inclinazione, raccolgono i liquami in bocche quadrangolari poste, come detto, sul fondo delle sedute.
L’incanalamento avviene attraverso piccole condotte in cotto che sbucano sul piano di calpestio alla base dei sedili stessi. Il pavimento della sala ha le pendenze che dai lati convergono in un unico punto in cui si apre un pozzetto circolare la cui funzione era lo smaltimento.
In un momento successivo sulla sua bocca è stato posto un grande prisma modanato di granito, la cui base presenta quattro piccole aperture passanti che permettevano il deflusso dei liquidi nella sottostante cavità.
Su di un lato è incisa una data (1764?) ed è sormontato da una piccola croce di ferro.
Lo studio è stato condotto nel maggio del 2010 grazie alla disponibilità di Monsignor Gianni Zappa e le operazioni di rilievo sono state dirette dall’architetto-speleologo Roberto Basilico, dell’Associazione S.C.A.M.-F.N.C.A.
Dal santuario un corridoio conduce all’attigua Cappella dell’Ossario il cui apparato decorativo è costituito da teschi e ossa.
Il complesso è interessante sia perché si tratta d’architetture del passato non usuali sia perché comunicano un particolare approccio all’unica certezza che abbiamo in vita, quella della morte.
Taluni colgono il solo aspetto diciamo “sensazionalistico” o, superficialmente, quello definito “macabro” della cappella e del putridarium, forse senza interpretare con la necessaria riflessione il messaggio che ancora oggi sono in grado di trasmetterci.
Non neghiamo che la fretta non solo “meneghina” tende ad accantonate taluni aspetti del vivere quotidiano, ignorandoli e quindi non meditandoli per tempo.
Tratto da Alla scoperta di Milano Sotterranea, Ippolito Edmondo Ferrario, Gianluca Padovan, Newton Compton Editori, 2018