Fresca di stampa a tal punto che noi autori non abbiamo avuto ancora il piacere di tenerla fra le mani perchè, mentre il sottoscritto mette insieme queste poche righe, il volume sta per arrivare dalla tipografia alla distribuzione…
“La Gorgone di Milano” (Fratelli Frilli Editori) giungerà fisicamente nelle mani di noi autori il giorno stesso in cui avremo il piacere di raccontarla e presentarla al pubblico. A introdurci ci sarà lo scrittore milanese Gian Luca Margheriti che di Milano se ne intende parecchio e saprà districarsi nei labirinti, non solo sotterranei, di cui si parla nel libro. Vi aspettiamo dunque lunedì 25 marzo alla ore 18.00 presso Urban Center, Galleria Vittorio Emanuele II, (angolo Piazza della Scala)
Ci siamo. Finalmente per noi autori, Gianluca ed il sottoscritto, è giunto il momento di darne il lieto annuncio…Un anno di lavoro, vissuto con tanta passione e dedizione, alternando le esplorazioni speleologiche sotto la città alle ore trascorse alla tastiera a scrivere. Per noi “La Gorgone di Milano” è l’inizio di un viaggio avventuroso e inquietante in compagnia di Sirio. Soltanto l’inizio. Buona lettura.
Gianluca e Ippolito
“La Gorgone di Milano”, un nuovo, coinvolgente giallo firmato Ippolito Edmondo Ferrario e Gianluca Padovan, sbarca in libreria, edito da Fratelli Frilli Editori.
Questa volta, la proficua collaborazione fra lo scrittore milanese e lo speleologo di adozione meneghina ha portato alla realizzazione del primo avvincente noir scritto a quattro mani dalla coppia e ambientato nei misteriosi luoghi sotterranei della città della Madonnina.
Silvio Furlan, classe ‘63, è un single incallito con un matrimonio archiviato e figli ormai adulti. Speleologo e bibliotecario, da decenni esplora il sottosuolo di Milano, tanto da essere considerato un esperto della speleologia in cavità artificiali. A lui si rivolge Mons. Luigi Servidati, parroco della basilica di S.Eustorgio, per affidargli l’incarico di studiare alcuni luoghi al di sotto dell’edificio religioso. Già svariati anni prima, il suo predecessore Mons. Egisto Pozzoni aveva interpellato Furlan per la stessa ragione, autorizzandolo ad esplorare solo una determinata area dei sotterranei e impedendogli di smurare un misterioso cunicolo.Addentrandosi in corridoi e gallerie ormai dimenticati, calandosi in stretti pozzi e cripte, lo speleologo milanese si troverà ben presto a dover far luce su una serie di efferati omicidi e fitti misteri che affondano le proprie radici nella millenaria storia del quartiere Ticinese. Furlan scoprirà, così, il mistero della Gorgone di Milano, dal leggendario mostro della mitologia greca con serpenti al posto dei capelli e la capacità di trasformare in pietra chiunque lo guardi negli occhi. In “La Gorgone di Milano” emerge una profonda conoscenza del capoluogo lombardo e del suo sottosuolo, ampiamente esplorato dagli stessi autori e da loro descritto anche in altri libri. L’alone di segretezza che da sempre caratterizza i siti ipogei si lega, in quest’opera, a un’appassionante vicenda investigativa che, fra suspense ed intrighi, riesce a tenere con il fiato sospeso il lettore che si addentra nelle sue pagine come il protagonista nei cunicoli sotterranei.
“La Gorgone di Milano”, Fratelli Frilli Editori,€ 14.90, è in distribuzione dal 25 marzo nelle migliori librerie
Il booktrailer, che accompagna l’uscita del libro, vede l’attore Alberto Bergamini interpretare lo speleologo Sirio Furlan. Regia di MarzioMirabella, soggetto di Massimo Santimone.
“Rimasi in carcere una quindicina di giorni. Era la prima volta. Un’eventualità alla quale ogni tanto si pensava, ma ciò non rappresentava un freno alla nostra attività. Mi ritrovai in cella con Bruno Stefàno coimputato con Gianni Nardi. L’impatto con il mondo carcerario non fu poi così terribile. Non entrai da solo e poi a san Vittore, nel braccio dove ci misero, c’erano altri camerati.Tra questi Franco Freda, all’epoca recluso per la strage di piazza Fontana. Io e Mario Di Giovanni fummo tra i pochi a essere invitati da lui nella sua cella. Ci offriva da bere il karkadè, una bevanda molto amara. Per la verità non ci piaceva affatto, ma nessuno di noi osava rifiutarlo. Parlavamo con lui anche nelle ore d’aria durante le quali Freda non smetteva mai di camminare. Era una sua abitudine consolidata. I nostri discorsi con lui però non riguardavano mai le reciproche vicende giudiziarie. Ricordo che una sera, mentre eravamo in cella, ci mettemmo a fare abbastanza casino tra di noi. Ad un certo punto lui urlò richiamandoci immediatamente all’ordine. Era furente perché in quel momento stava traducendo Celso e aveva bisogno di assoluto silenzio”.
C.F.
Esce oggi in libreria, Edito da Settimo Sigillo di Roma, “Cesare Ferri. Genesi di un ribelle” scritto da Susanna Dolci e dal sottoscritto con prefazione di Adriano Segatori.
Il libro ripercorre le fasi cruciali del percorso politico e umano di Cesare Ferri, uno dei più noti militanti della destra neofascista milanese.
Primi giorni di dicembre. Metti una sera di fitta pioggia in cui due scrittori-speleologi si incontrano all’ombra dell’austera Basilica di Sant’ Eustorgio. Siamo nell’antico quartiere del Ticinese a Milano. Da lì a poco riaffiorano i ricordi, magari un po’ sbiaditi, di alcune esplorazioni speleologiche condotte nella basilica stessa, e nei suoi dintorni, più di vent’anni prima. Il più giovane dei due chiede all’altro notizie della cosiddetta “Galleria dei Sedili” che all’epoca non si riuscì ad esplorare in quanto completamente invasa dalle macerie. La fantasia e le supposizioni galoppano, complici una sera in cui Milano mette i brividi e un paio di birre weizen ghiacciate. I due decidono così di raccontare una storia noir che metta i brividi. Una di quelle in cui si narra di una certa Milano che in apparenza non esiste più, ma che sopravvive nel sottosuolo, in un complesso reticolo di canali sotterranei, cunicoli e passaggi. In quella sera è nata la Gorgone. Rimanete sintonizzati.
Scrivere un racconto. Per il sottoscritto rimane una fatica immane. Una prova a livello mentale, uno scoglio che ogni volta che si presenta all’orizzonte preferirei aggirare. Poco prima del sopraggiungere dell’estate, ad una cena post presentazione del libro Alla scoperta di Milano Sotterranea, mi trovo a valutare e ad aderire subito, anche per amicizia nei confronti di chi mi propone questa opportunità, al progetto di scrivere un racconto per una raccolta di storie noir il cui filo conduttore è la cucina milanese. L’editore è Excalibur di Milano. Le garanzie ci sono tutte.
Il racconto che scriverò vedrà la luce un mese dopo la serata, a luglio, mentre sono in montagna. Nel giro di un giorno, allontanando la tentazione di gettare la spugna, mi metto a scrivere. Scelgo come piatto la “luganega”, ovvero la salsiccia, che magari non è propriamente un piatto completo, ma certamente rientra tra i prodotti della cucina milanese e anche lombarda.
Parto da un’immagine, una suggestione meglio, che mi “perseguita” fin dalla tenera età, cioè l’ambientazione della storia al Verziere. Quartiere storico, antico, secolare di Milano, ha sempre sortito uno strano magnetismo sul sottoscritto. All’età di nove anni circa sognavo il giorno in cui mia nonna mi avrebbe portato a visitare l’ossario della Chiesa di San Bernardino, al Verziere appunto.
Da allora il Verziere per me divenne questa chiesa, il cui ossario è rimasto chiuso per parecchi anni per i lavori di restauro. Ricordo che di tanto in tanto telefonavo in parrocchia per sapere quando l’avrebbero aperto. Roba da necrofili.
Decenni dopo sarei tornato in San Bernardino alle Ossa, nei panni dello speleologo, per studiarne i sotterranei e il suo particolare putridarium, sotto la guida dell’amico speleologo (quello vero!) Gianluca Padovan. Fra l’altro anche Gianluca è presente, e non poteva essere diversamente, tra gli autori selezionati per questa raccolta. E ancora tra questi compare un certo Roberto Allegri, conoscenza ormai di vecchia data, e uno degli scrittori più umani, caparbi e capaci che io conosca. Un artigiano silenzioso quanto risoluto della scrittura.
Tutto sembra deporre a favore della teoria dei corsi e dei ricorsi. O forse, come direbbe Gianluca, gli Dei spesso hanno progetti imperscrutabili…
Il mio racconto noir a base di luganega non poteva trovare dunque migliore ambientazione.
Il Verziere… quartiere un tempo malfamato, così riferiscono le cronache cittadine, sorto all’ombra del Duomo, abitato da emarginati, poveri e prostitute. Forse anche da streghe, così dicono le leggende.
Ancora adesso, esaurite le indagini speleologiche sotto la chiesa di San Bernardino alle Ossa, e placato il mio piacere nel visitarne l’ossario, spesso capito al Verziere. Succede due volte al mese, con gli amici del circolo “I proscritti del Gendarmi”, presieduto dal Comandante Mauro Melchionda. C’è un’ottima pizzeria, si chiama Original Pizza e fa una straordinaria pizza grande e sottilissima. Sono serate di pura goliardia, di progetti e di riflessioni.
Naturalmente, visto che la specialità è la pizza, ben mi guardo dall’andarvi a mangiare la luganega…
Vi chiederete come mai?
Vi invito a leggere il racconto….
Il macellaio del Verziere
Milano, dicembre del 1965
-Non è possibile? Era tutto quello che avevamo…Come faremo desso?!Sei un maledetto…- disse la donna incredula, piangendo sommessamente nel retro del negozio mentre il marito la guardava pietrificato, non sapendo cosa dire o fare. Tutti i nodi vengono al pettine, così si dice, ma Luigi aveva sempre sperato di poter risolvere quel debito che ogni giorno diventava sempre più grande. Un’illusione che aveva nutrito per settimane che erano poi diventate mesi.
-La giocata, la prossima giocata sarà quella fortunata- diceva a sé stesso quando usciva dalla bisca del Tino, in quel sottoscala fumoso della Vetra, dove consumava sempre più spesso le sue sere. Rincasava in piena notte, spesso barcollante, con i sensi anestetizzati dal vinaccio nero o dalla grappa. A volte si doveva appoggiare ai muri dei palazzi, colto dai sensi di vertigine che l’alcool gli induceva. Altre volte si fermava a vomitare per strada, da solo. Si riprometteva che dal giorno dopo sarebbe cambiato tutto, giurava a sé stesso che avrebbe chiuso con quella vita.
(continua)
( In libreria dai primi di dicembre 2018)
Come nasce il libro…
Milano ha una grande tradizione di narratori gialli, conosciuti e apprezzati in tutto il paese. L’antologia di racconti Delitti alla milanese riunisce alcuni dei più prestigiosi nomi del panorama letterario milanese e un piccolo gruppo di promettenti autori emergenti per metterli di fronte a una sfida incredibile… e molto golosa: scrivere racconti noir che abbiano al centro della narrazione un piatto tipico della cucina milanese.
I racconti che compongono l’antologia sono diversissimi tra loro, si va da quelli che si muovono in accurate ambientazioni storiche ai polizieschi più classici, da quelli che parteggiano per l’assassino a quelli che trattano l’argomento in modo più scanzonato. Venti diverse interpretazioni del giallo, ma non solo quello del risotto allo zafferano. Venti interpretazioni che vi faranno ridere, piangere e rabbrividire, ma che soprattutto vi faranno venire fame!
Siccome, come scrive Stefano Benni in Margherita Dolcevita, «Il mondo si divide in: quelli che mangiano il cioccolato senza il pane; quelli che non riescono a mangiare il cioccolato se non mangiano anche il pane; quelli che non hanno il cioccolato; quelli che non hanno il pane», il ricavato dei diritti d’autore dei racconti verrà interamente devoluto all’Opera San Francesco che dal 1959 garantisce cibo, assistenza e accoglienza ai poveri. Dal canto suo l’editore devolverà la medesima cifra dal ricavato delle vendite.
Ad accompagnare i racconti ci sono diciannove schede curate da Gian Luca Margheriti che raccontano storie e leggende sulla nascita dei piatti della cucina milanese e altrettante ricette della tradizione curate da Giovanna Mazzoni.
Dopo Ultimo Tango a Milano il maggiore italo tedesco Gunther Sander torna in libreria in una straordinaria raccolta di racconti noir, targata Frilli, curata dallo scrittore Armando d’Amaro. Questa volta il tema dei racconti, tutti rigorosamente noir, sono i felini. La raccolta che segue quella uscita l’anno scorso intitolata “Una finestra sul noir” è anch’essa dedicata alla memoria di Marco Frilli, fondatore dell’omonima casa editrice genovese. Qui di seguito un estratto del racconto Un gatto fortunato di Ippolito Edmondo Ferrario.
Katanga, il colosso congolese, tamburellava con le dita sulle guancette di legno della 45 che teneva appoggiata sulle ginocchia. Ad intervalli accarezzava la canna brunita. -Sei nervoso?- gli chiese Gunther seduto al suo fianco, al posto di guida, con una Gitanes accesa che gli pendeva dalle labbra. Ad ogni tiro il bagliore rossastro illuminava il volto squadrato del tedesco. -No. Ma, non mi sono mai piaciute le attese- specificò Katanga tenendo lo sguardo fisso sull’ingresso del locale. Qualche cliente, di tanto in tanto, usciva alla spicciolata sotto il diluvio universale di quella fredda notte milanese. -Bravi, andatevene a casa- mormorava ansioso Gunther nell’osservarli. Era da più di un’ora che erano parcheggiati lì, a bordo di un’alfa Romeo Giulia color crema. Il crucco avrebbe preferito una macchina dal colore meno appariscente, ma Albert aveva recuperato quella. Ed era proprio Albert che avrebbe dovuto dare il segnale di via libera. Doveva affacciarsi all’uscita del locale, accendersi una sigaretta e intrattenersi con il buttafuori. Quello sarebbe stato il segnale convenuto. Gunther era stato chiaro in merito. Fino a quando nel night ci sarebbero stati clienti, non sarebbero entrati. -Mi sembra di essere ritornato indietro negli anni. Quelle infinite attese nella boscaglia, acquattati come topi, magari sotto l’acqua, in attesa dei ribelli- mormorò Gunther tornando con la memoria ai tempi del Congo.-Qui siamo all’asciutto almeno- scherzò Katanga mettendo in mostra una dentatura perfetta e bianchissima. Erano le tre del mattino e il pacchetto di Gitanes stava accartocciato sul cruscotto della Giulia. Gunther dava segni di impazienza. -Scommetto che è dentro che fa il cretino con qualche troia- ringhiò Gunther spazientito. A quella parole, sulla porta del locale, comparve lui, Albert. Indossava il suo giubbotto di pelle, pantaloni a zampa e scarpe Barrows a punta. -Cristo, sembra un ballerino- commentò Gunther rimettendosi dritto sul sedile e guardando con attenzione ai gesti dell’amico. Costui si guardò un po’ intorno. Non aveva mai smesso di piovere, Si posizionò in prossimità della porta, accanto all’uomo del clan che faceva la selezione dei clienti. Era una vecchia conoscenza di Gunther, uno con un passato nell’anonima sequestri. Albert si accese una sigaretta e iniziò a scambiare quattro chiacchiere con l’uomo che non sembrava molto affabile.-Andiamo- tagliò corto Gunther infilandosi il passamontagna in testa e controllando l’arsenale un’ultima volta. Indossava un impermeabile lungo, sotto il quale celava un fucile a pompa in calibro 12 con la canna accorciata per renderlo più occultabile. In tasca aveva anche due bombe a mano.