I giorni della censura

I giorni della censura

Sono strani questi giorni in cui la censura si sta abbattendo indiscriminatamente anche sulla copertina di un libro.

La censura è quella praticata dal social Facebook nei confronti della copertina del libro scritto da Domenico “Mimmo” Magnetta insieme al sottoscritto “Una vita in Avanguardia Nazionale” (Edizioni Ritter).

L’immagine riprodotta vede un giovane Mimmo con apposta graficamente in rosso sulla maglietta la runa Odal, simbolo di Avanguardia Nazionale. La presenza di tale simbolo ha prodotto l’oscuramento del mio profilo per tre giorni dopo che incredulo pubblicavo alcuni estratti del testo accompagnati dalla copertina dello stesso.

Identica sorte è toccata a chi incautamente ha pubblicato la copertina del libro. A questo punto, in accordo con l’editore, abbiamo pensato di pubblicare una versione della copertina appositamente censurata, privata della runa. Ma l’ironia di Mimmo è andata oltre.

Ed ecco che Magnetta, di fronte alla censura, ha voluto fare un esperimento: farsi fotografare con in pugno la chiave inglese, quella che negli anni Settanta divenne il simbolo, tristemente famoso, della sinistra extraparlamentare.

Mimmo però ha atteso, invano. La censura, in questo caso, non si è stata applicata con la stessa solerzia…

 

 

 

Una vita in Avanguardia Nazionale- La biografia di Domenico “Mimmo” Magnetta

Una vita in Avanguardia Nazionale- La biografia di Domenico “Mimmo” Magnetta

 

Esce in questi giorni per le Edizioni Ritter di Milano ( http://www.ritteredizioni.com) il libro “Una vita in Avanguardia Nazionale” biografia di Domenico “Mimmo” Magnetta scritta insieme al sottoscritto.

Il libro nasce dalla volontà di Mimmo di raccontare la sua intensa esperienza in Avanguardia Nazionale durante gli anni più caldi e difficili che culminarono con lo scioglimento coatto del movimento extraparlamentare avvenuto l’8 giugno del 1976.

La militanza di Mimmo inizia nella Milano degli anni Settanta e nel libro vengono ricordate alcune delle figure di spicco del neofascismo milanese che l’autore frequenta o conosce da ragazzino: Cesare Ferri, Umberto Salvatore Vivirito, Alessandro D’Intino, Mario di Giovanni, Rodolfo “Mammarosa” Crovace, Riccardo Manfredi, Marco Ballan, Giancarlo Esposti e molti altri.

I primi capitoli sono un affresco essenziale, ma intenso, del mondo milanese nel quale Mimmo muove i primi passi. Con lo scioglimento di Avanguardia Nazionale e la distruzione della sede di via Adige per un ordigno esplosivo,  Mimmo diventa uno dei pochi milanesi a interagire con il mondo neofascista romano che in quegli anni si prepara a partorire il fenomeno dello spontaneismo armato.

Magnetta intraprende la strada dell’autofinanziamento attraverso una serie di rapine che hanno l’obbiettivo di mantenere in vita clandestinamente Avanguardia Nazionale. Divenuto responsabile del cosiddetto Nucleo Economico, Mimmo, insieme ad altri camerati, compie una serie di operazioni che culmineranno nell’assalto alla Chase Manhattan Bank; tale rapina sancirà poi la rottura definitiva con i Nar di Valerio e Cristiano Fioravanti. Nelle pagine è un susseguirsi di ricordi legati a personaggi quali Peppe Dimitri, Alessandro Alibrandi, Claudio e Riccardo Minetti, Stefano delle Chiaie, Gilberto Cavallini e altri.

Mimmo, sempre in quel periodo, con l’aiuto di altri avanguardisti milanesi, si specializza nelle operazioni di espatrio finalizzate ad aiutare camerati che necessitano di riparare all’estero per sfuggire alla giustizia. E sarà durante una di queste operazioni di “trasferimento”, nella quale è Massimo Carminati che deve raggiungere la Svizzera, che Mimmo verrà arrestato insieme allo stesso Carminati e ad Alfredo Graniti al valico del Gaggiolo quando la loro macchina viene crivellata di colpi dagli agenti di polizia che li attendono.

Il libro prosegue con i ricordi di tutta la fase detentiva, dell’incontro e della conoscenza con il mondo carcerario; un viaggio nell’Italia di quel periodo in cui le stesse carceri sono teatro dello scontro sanguinario tra camorristi divisi tra cutoliani e anticutoliani. Mimmo in carcere ritrova molti camerati e nonostante la privazione della libertà personale prosegue la sua militanza impegnandosi in svariate attività a favore dei carcerati.

Con l’uscita del libro, Mimmo ha concesso alle telecamere una serie interventi su alcuni degli avvenimenti raccontati nel libro e che sono visibili su YouTube.

Qui di seguito l’indice con gli argomenti che troverete nel libro “Una vita in Avanguardia Nazionale”:

Capitolo I Un pugliese a Milano

Capitolo II Da studente a militante extraparlamentare

Capitolo III Celerini, Katanga e Mammarosa

Capitolo IV La schedatura dei compagni

Capitolo V Avanguardia Nazionale a Milano

Capitolo VI Eravamo ragazzi

Capitolo VII La stagione della repressione e della clandestinità

Capitolo VIII La provocazione del MAR di Fumagalli

Capitolo IX Pian del Rascino e lo spettro del Golpe

Capitolo X Proteggere i latitanti

Capitolo XI La nascita dell’Avanguardia Nazionale clandestina

Capitolo XII Il sodalizio con gli Avanguardisti romani

Capitolo XIII La prima rapina

Capitolo XIV La seconda rapina

Capitolo XV Volevo uccidere “Giusva” Fioravanti

Capitolo XVI Assalto alla Chase Manhattan Bank

Capitolo XVII Alessandro Alibrandi

Capitolo XVIII Milano, 1979. Giorgio Almirante e il Fronte della Gioventù

Capitolo XIX Continuano le operazioni di espatrio. Gilberto Cavallini e altri

Capitolo XX Gaggiolo, 21 aprile 1981. L’inferno di piombo

Capitolo XXI Il capitano Francesco Straullu

Capitolo XXII La detenzione a Spoleto

Capitolo XXIII I camorristi di Raffaele Cutolo

Capitolo XXIV Il trasferimento da Spoleto a Marino del Tronto

Capitolo XXV Vita in carcere

Capitolo XXVI I rapimenti Cirillo e Peci

Capitolo XXVII Il trasferimento da Marino del Tronto

Capitolo XXVIII Il carcere di Viterbo

Capitolo XXIX Progettando l’evasione con il capo dei camorristi

Capitolo XXX Pranzi con aragoste e battaglie a palle di neve

Capitolo XXXI Film proibiti e ricetrasmittenti

Capitolo XXXII La frutta sciroppata e altri privilegi

Capitolo XXXIII Il mio accoltellamento

Capitolo XXXIV L’interrogazione parlamentare e il trasferimento a Rebibbia

Capitolo XXXV Rebibbia

Capitolo XXXVI L’odio per chi mi aveva tradito e abbandonato

Capitolo XXXVII La riconsegna delle armi

Capitolo XXXVIII Processi e condanne

Capitolo XXIXI miei avvocati

Capitolo XLI contatti con la Chiesa

 

Milano raccontata dalla Gorgone: i bombardamenti

Milano raccontata dalla Gorgone: i bombardamenti

“Pochi minuti dopo l’una di notte del 13 agosto le prime bombe caddero sulla città… e gli inglesi cercarono proprio di cancellarla nel corso di quella lunghissima ora in cui sganciarono circa duemila tonnellate di bombe tra dirompenti e incendiarie, secondo lo storico Achille Restelli.”

Si passò la lingua sulle labbra, con estrema lentezza, quasi volesse assaporare non solo il ricordo ma soprattutto la sensazione del pizzicore di polvere combusta, per tornare poi a ripetere: “Duemila tonnellate di bombe! Pensi un po’! Duemila tonnellate composte da migliaia di bombe… Ma che dico? Solo gli spezzoni incendiari sganciati ammontavano a circa 380.000! Spaventoso… E senza contare le numerose Blockbusters, che erano una sorta di grossi cilindri da un paio di tonnellate l’uno, dirette in pieno centro, sul Duomo di Nostra Signora… che non venne raso al suolo per purissimo miracolo, come per miracolo rimase in piedi la parete del refettorio delle Grazie con il Cenacolo di Leonardo…”

Monsignor Pozzoni era prostrato, quasi accartocciato su di sé, mentre tenendo la testa piegata sul petto con una mano si massaggiava lentamente l’addome e con l’atra s’aggrappava spasmodicamente al bracciolo tarlato della vecchia poltrona.

“Ma il Feuersturm, la ‘tempesta di fuoco’, non s’innescò,” proseguì misurando bene le parole. “Ovvero, il vortice d’aria calda che saliva dagli incendi come la colonna d’una tromba d’aria, richiamando correnti impressionanti d’aria più fredda dalle regioni periferiche, si smorzò. Forse ne fu la causa una imprevista perturbazione atmosferica. Certo che noi si gridò al miracolo!”

Tratto da “La Gorgone di Milano”

di I.E.Ferrario e G.Padovan

320 pag

Fratelli Frilli Editori

 

Milano raccontata dalla Gorgone: il Carrobbio

Milano raccontata dalla Gorgone: il Carrobbio

Sul Carrobbio vegliava e incombeva la Torre dei Malsani, lacerto dei fasti imperiali romani, mozzicone della torre che forse aveva una gemella e tra le due, si dice, s’apriva una porta, la Porta Ticinensis, quella che chiudeva fuori l’omonimo quartiere sottostante.

La Torre era un ricettacolo di malattie e i malati lenivano le piaghe purulente e le tossi catarrose e sanguinose con l’acqua del pozzo, considerata miracolosa, che stava all’interno. Probabilmente era la sola acqua a disposizione dei lebbrosi, dei colerosi, dei rattrappiti, dei tisici… Tutti lì riuniti assieme in un valzer di morte quando il “feral morbo”, la peste, calava sui borghigiani.

Un sentore tanto di morte quanto di rivalsa aleggiava perenne sul Carrobbio. I più nemmeno si fermavano a bere un bicchiere di vino oppure a desinare nel paio di osterie che vi si affacciavano. La gente comune preferiva fare due passi in più ed inoltrarsi nel delta di vicoli che da qui si dipartiva, per poter mangiare un piatto di pollo arrostito, una zuppa di cipolle e patate, o magari la più tipica cassoeula, a base di verze e maiale.

Tratto da La Gorgone di Milano

di I.E.Ferrario e G.Padovan

320 pag

Fratelli Frilli Editori

Un gelido lunedì sera milanese in compagnia della Gorgone

Un gelido lunedì sera milanese in compagnia della Gorgone

“La Gorgone di Milano” ha fatto il suo esordio in Urban Center, il bel salotto culturale di Milano, in una sera di forte vento che ha spazzato la città in modo impietoso: lunedì 25 marzo 2019.

L’aria gelida, giunta a sedare i tepori primaverili, ha fatto da cornice alla presentazione del primo noir speleologico milanese edito coraggiosamente dalla Fratelli Frilli Editore.

Scritto da speleologi per un pubblico non facilmente impressionabile per le tematiche trattate, “La Gorgone di Milano” è stata introdotta con astuzia intellettuale e simpatia da Gianluca Margheriti, scrittore meneghino e cultore di tutto ciò che è legato alla città. La sua ironia ha smorzato l’alone orrorifico evocato dalla Gorgone.

“La Gorgone di Milano” lo ha pietrificato, come è nella sua natura, ma non al punto da impedirgli di sottoporre gli autori presenti ad una serie di domande sulla genesi del libro.

A fare da padrone di casa Alfredo Spaggiari, mente e cuore di Urban Center, anch’egli catturato dalla Gorgone e dalle sue pericolose inclinazioni sotterranee, speleologiche ed esoteriche.

(La foto che ritrae i due scrittori-speleologi nei pressi di uno dei luoghi dei delitti della Gorgone è di Riccardo Mari)