Mara, l’alternativa

Mara, l’alternativa

Un buon fine settimana in compagnia del banchiere nero e degli altri personaggi di questo quarto romanzo. Da qualche giorno il libro è presente nelle principali librerie.

Il fatto di apparire più giovane di quello che era, la sua aria “alternativa”, accentuata dai numerosi piercing alle orecchie e dai capelli completamente rasati, erano tutti fattori che non giocavano a suo favore in un mondo ancora legato alle apparenze.
Anche quella mattina i presenti la guardarono con un misto di curiosità, perdendosi in battute e risatine mentre lei, incurante, cercava di raggiungere la zona transennata dai nastri della polizia e sorvegliata da due agenti.

Tratto da “I fantasmi del banchiere nero. La quarta indagine di Raoul Sforza” di Ippolito E. Ferrario, Fratelli Frilli Editori, 2024

 

 

 

 

 

 

Giacomo Favretto e la sua Venezia

Giacomo Favretto e la sua Venezia

Giacomo Favretto e la sua Venezia

«Lei è mai stato a Venezia?», gli domandò Mara incuriosita.

La giornalista si sentiva nuovamente soggiogata dai modi di fare bizzarri di Sforza, dal suo conversare, passando da un argomento all’altro, mostrandosi affabile in alcuni momenti, freddo e bellicoso in altri.

«Manco da molti anni, ma è una città che ha un posto speciale nel mio cuore. Per tanto tempo ebbi il piacere di possedere una delle opere pittoriche più belle del grande pittore veneziano Giacomo Favretto. Una veduta del Traghetto della Maddalena. Un dipinto meraviglioso.
Ogni volta che lo osservavo ne rimanevo estasiato».

Tratto da “I fantasmi del banchiere nero. La quarta indagine di Raoul Sforza” di Ippolito E. Ferrario, Fratelli Frilli Editori, 2024

 

Venezia, protagonista della nuova indagine del banchiere

Venezia, protagonista della nuova indagine del banchiere

All’alba, una caligine spettrale si era levata lenta dai canali raggiungendo i piani più alti di case e palazzi. Venezia, in giorni come quello, sembrava sospesa in un’atmosfera fiabesca alla quale i suoi pochi abitanti erano abituati.

Chi era nato e cresciuto in Laguna non si stupiva di come essa potesse mutare aspetto repentinamente.

Le calli, i campi e le fondamenta, da luoghi ridenti e affollati di turisti, potevano diventare improvvisamente solitari, gravidi di silenzi a tratti angoscianti.

 

Tratto da “I fantasmi del banchiere nero. La quarta indagine di Raoul Sforza” di Ippolito E. Ferrario, Fratelli Frilli Editori, 2024

 

 

 

I fantasmi del banchiere nero. La quarta indagine di Raoul Sforza

I fantasmi del banchiere nero. La quarta indagine di Raoul Sforza

 

Arriva in questi primi giorni di ottobre, nelle migliori librerie e nei principali store digitali, il quarto capitolo della serie del banchiere di Milano.

Buona lettura a tutti.

La trama

Venezia, 20 maggio 1946.

Nel suo studio di fondamenta Orseolo viene ritrovato con il cranio sfondato il cadavere del notaio Giangiacomo Ballarin.

Il solo sospettato, seppur in contumacia, è Alvise Alberton, truffatore e falsario il quale, durante il periodo della passata Repubblica Sociale Italiana, frequentava i vertici dei ministeri presenti nella città lagunare.

Le indagini non portano a nulla e, con la promulgazione dell’amnistia Togliatti, il caso viene definitivamente archiviato.

A distanza di più di settant’anni, Mara Sartori, giornalista di cronaca nera, decide di far luce sulla morte del Ballarin il cui nome è legato alla Shoah veneziana e al presunto ruolo di procacciatore di documenti per gli ebrei in fuga.

La ricerca della verità si trasforma presto per Mara in un susseguirsi di angosciose scoperte e di colpi di scena che la portano all’inaspettato incontro con il milanese Raoul Sforza, meglio conosciuto come “il banchiere nero” per i suoi trascorsi eversivi negli anni Settanta, uomo da sempre al centro di scandali e di processi.

Sforza, una volta giunto a Venezia, si ritroverà ad aiutare la giovane giornalista e nello stesso tempo a ripercorrere un capitolo doloroso e mai svelato della storia della propria famiglia.

I fantasmi del banchiere nero. La quarta indagine di Raoul Sforza

Pagg. 320

Collana SuperNoir Bross

Fratelli Frilli Editori, €16,90

 

 

 

Triora piange il fondatore dell’Albergo Ristorante Colomba d’Oro

Triora piange il fondatore dell’Albergo Ristorante Colomba d’Oro

Triora è stata tantissime cose, sia per il sottoscritto che per tutti coloro che l’hanno vissuta e frequentata negli anni.

Tra di esse non posso non pensare all’amata Colomba d’Oro, un’istituzione per il paese, ma anche un luogo del cuore.

Riporto qui di seguito le parole di Gianni Nicosia e di Luana Bertol per ricordare il fondatore della Colomba D’oro, Silvio Pastor, recentemente scomparso.

Non mancherà ancora occasione per tornare a parlare di Triora prossimamente. Buona lettura.

 

Un ricordo personale:
Il 18 settembre 2024 ci ha lasciati Silvio Pastor, patron de l’Hotel Ristorante “Colomba d’Oro di Triora”, un uomo che ha fatto della sua vita un esempio di visione e determinazione. Originario di Buggio, frazione di Pigna nell’entroterra ligure, Silvio non è stato solo un ristoratore di talento, ma un vero innovatore capace di unire tradizione e modernità con una visione imprenditoriale unica. Ho avuto l’onore di conoscerlo e di lavorare al suo fianco, e da quella esperienza ho imparato l’importanza del “fare”, del creare qualcosa di autentico e del migliorarsi costantemente, non solo come professionista, ma anche come imprenditore. Un esempio vivente di come la passione e l’ambizione possano trasformare un progetto in un’opera duratura. Lavorare al suo fianco mi ha insegnato a guardare oltre la cucina, a capire quanto sia fondamentale costruire qualcosa di concreto. Ho avuto l’onore di lavorare con sua moglie Marta, una cuoca straordinaria con un approccio di perfetto equilibrio tra la cucina popolare tradizionale e l’eleganza della gastronomia francese. In questo triste momento, il mio pensiero va a lei e alle figlie Simona e Sonia a cui rivolgo il mio più sentito abbraccio. I ricordi di Silvio sono tanti, ma ciò che mi resterà sempre impresso sono le sue battute taglienti e ironiche, che spesso nascondevano insegnamenti profondi. Aveva un modo unico di concepire l’imprenditoria legata alla ristorazione: tutto doveva essere radicato nel territorio, con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo turistico. Triora è stata il centro della sua visione, e con il suo hotel e ristorante, La Colomba d’Oro, ha creato qualcosa di straordinario a partire dalla metà degli anni ‘60. In un’epoca in cui il turismo locale stava appena muovendo i primi passi, lui già immaginava un futuro dove la ristorazione potesse essere il cuore pulsante dello sviluppo. Tra le tante iniziative di Silvio, una è stata la fondazione insieme ad altri amici Trioresi di una proloco moderna e attrezzata, cha ancora oggi promuove il paese e le sue bellezze.Tanti giovani hanno lavorato alla Colomba d’Oro : per alcuni è stato un’esperienza di pochi mesi, per altri un’avventura durata anni, un ruolo fondamentale anche dal punto di vista sociale. La sua passione per l’ospitalità gli è valsa anche un prestigioso riconoscimento: dal 1978 al 1982, La Colomba d’Oro ha ottenuto la Stella Michelin, un risultato che ha portato lustro non solo alla famiglia Pastor, ma a tutta Triora. Silvio era molto più che un ristoratore; era un uomo che sapeva accogliere con stile e gentilezza. Le sue battute ironiche, il suo inconfondibile maglione nero, il sigaro in bocca (mai sul lavoro), e la sua immancabile presenza durante il Capodanno resteranno impressi nella memoria di chi lo ha conosciuto. Ricordo in particolare come per lui il Capodanno fosse un momento speciale. Vederlo in sala, fiero del lavoro che avevamo svolto, riempie ancora oggi il mio cuore di gioia. La Colomba d’Oro non era solo un ristorante, ma un simbolo di impegno, passione e dedizione. E Triora, grazie a lui, ha potuto vivere un capitolo di crescita e di sviluppo.
Grazie, Silvio, per tutto ciò che ci hai insegnato. Resterai per sempre un esempio di imprenditore con il cuore e la visione.

Gianni Nicosia

All’accorato ricordo di Gianni che condivido e apprezzo per le parole e l’ affetto, unisco il mio di ricordo. Con Silvio sono cresciuta. Con lui ho imparato a lavorare. Non ero a Triora ma a Ventimiglia dove Silvio aveva rilevato un albergo alla marina, Il sole mare e dove mio papà oltre che suo socio era lo chef. Ho lavorato con tante persone iniziando molto presto ma con lui ho imparato il rigore, la puntualità, scherzare e ridere ma stare al mio posto che era quello di giovane apprendista alla vita. Silvio è stato più che un insegnante. Marta in cucina con mio papà, Carla in sala e Anita perfetta segretaria e tanto altro. Una squadra unita con Silvio sempre a capo di tutto. Ho avuto l’ onore e l’ ardire a soli 18 anni, con Augusto mio marito, di avere in gestione la sua Margunaira, un ristorante storico di Ventimiglia e ricordo ancora le sue parole quando decidemmo di lasciarlo per venire a lavorare e vivere a Triora. Avevo 20 anni. Tutto questo è successo prima. Mi disse: a me Triora ha dato tanto ma anche portato via troppo. Non lasciare che accada lo stesso. Negli anni 2000 Simona ha preso in mano l’ albergo e il ristorante e con tenacia ha continuato il lavoro del padre. Problematiche piuttosto difficili da risolvere non hanno lasciato spazio affinché potesse continuare ma l’ impegno in quegli anni è stato pari agli insegnamenti di Silvio, suo padre. La vita ci fa prendere sentieri e strade diverse ma l’ affetto ed il riconoscimento per questo uomo, saranno sempre una parte fondamentale del mio percorso. Grazie Silvio…sempre infinitamente grazie. E a Marta, Simona,Sonia e tutti coloro che l’ anno conosciuto e rispettato va il mio abbraccio più stretto.

Luana Bertol

 

 

La triste realtà politica del comune di Milano

La triste realtà politica del comune di Milano

A distanza di più di un anno dalla piccola “battaglia”  contro la chiusura dell’asilo di via della Spiga a Milano,  una “battaglia” fatta di incontri, colloqui e proposte avanzate ai rappresentanti del Comune di Milano, resta una foto a testimonianza di tutto.

I locali dell’asilo, che teoricamente sarebbero serviti per le attività di potenziamento dell’attigua scuola media, in un’ottica di “razionalizzazione” degli asili milanesi, giacciono chiusi e abbandonati.

Personalmente conservo un ricordo  spiacevole di quando noi genitori abbiamo dovuto confrontarci, o meglio scontrarci, con l’arroganza della politica, con una classe dirigente, quella della giunta del sindaco Beppe Sala, che a parole si professa vicina alla cittadinanza, ai temi della scuola, dell’educazione e dell’inclusione.

E non posso dimenticare anche le promesse dei rappresentanti delle opposizioni, determinati a sostenerci. Tempo di rilasciare prontamente qualche intervista e dichiarazione sui giornali e anche questi ultimi sono scomparsi.

Comprendo benissimo che l’asilo di via della Spiga sia stato una goccia in mezzo al mare nel difficile compito di amministrare una città come Milano, e ce ne siamo fatti tutti una ragione, ma il senso di disgusto rimane.