Il Banchiere di Milano e la Milano perduta: il ristorante l’Assassino

Il Banchiere di Milano e la Milano perduta: il ristorante l’Assassino

Il Banchiere di Milano e la Milano perduta: il ristorante l’Assassino

Lia arrivò spingendo un carrello sul quale c’erano le portate della cena. Aveva preparato un guazzetto di pesce, caldo e piccante, seguito da un branzino bollito accompagnato da maionese e patate lessate con prezzemolo. Il vino abbinato alla cena era il Velia, un bianco umbro prodotto dalla cantina Ponziani. Raoul lo amava servito freddissimo.
«Spero sia tutto di suo gradimento, dottore».
Raul assaggiò la prima portata. La zuppa di pesce lo estasiò.
«Perfetta. Identica a quella che si mangiava all’Assassino. Indimenticabile» constatò ricordando uno dei suoi piatti preferiti quando cenava nello storico ristorante di via Amedei, di proprietà di Lino Morganti e Ottavio Gori. Già suo padre era cliente di quel locale dove si serviva la migliore cucina toscana di carne e di pesce che si potesse trovare a Milano. Addentò uno dei crostoni di pane abbrustoliti in padella con un po’ d’olio extravergine e poi ammorbiditi dal brodo di pesce.

Tratto da “Il banchiere di Milano” di Ippolito Edmondo Ferrario, Fratelli Frilli Editori, 2021

 

 

 

Il Banchiere di Milano, tra atmosfere anni Settanta, Alfa Romeo e Rolling Stones

Il Banchiere di Milano, tra atmosfere anni Settanta, Alfa Romeo e Rolling Stones

Il Banchiere di Milano, tra atmosfere anni Settanta, Alfa Romeo e Rolling Stones

Raoul tornò col pensiero a quella sera. Aveva parcheggiato l’Alfa Romeo 2600 Sprint in corso Monforte all’angolo con piazza San Babila; la macchina spiccava fra le altre vetture presenti per l’eleganza della livrea color grigio metallizzato abbinata alle linee aggressive disegnate da Bertone. Due auto più indietro c’era un’autocivetta della squadra politica della polizia, che stazionava nella piazza giorno e notte. Raoul salì sulla sua macchina, mettendosi alla guida. Accese la radio com’era sua abitudine. Anche la presenza della radio a bordo era una rarità e un lusso. In quel momento stava passando Brown Sugar dei Rolling Stones. Per il giovane Sforza quello fu un chiaro segno del destino, essendo uno dei pezzi degli Stones che amava di più.

Tratto da Il banchiere di Milano, Fratelli Frilli Editori, 2021

 

IL BANCHIERE DI MILANO

IL BANCHIERE DI MILANO

Comunicato Stampa

 

Sullo sfondo di una Milano incantevolmente innevata da un inverno freddo e cupo, si alternano diversi personaggi egocentrici, narcisisti e tutti assetati di fama e di potere. In questo avvincente romanzo noir e ricco di suspence, si intrecciano storie e interessi di uomini e di donne legati dalla bramosia di ricchezza a qualunque costo. Anche della vita stessa!

A comporre il puzzle del noir un giovane politico, l’Onorevole Enrico Villa (detto “il bomber”), di idee molto vicine all’estrema destra, la “famiglia” Surace, con a capo Don Pasquale (e i suoi due figli), convinto che gli errori si paghino solo con il sangue, ma con una visione rivolta al futuro e al cambiamento al quale ci si deve inevitabilmente preparare. E ancora due amici e soci in affari decisamente poco leciti, il costruttore Matteo Pirovano e il commercialista Paolo Fumagalli, ai quali si aggiunge la moglie di quest’ultimo, Elisabetta, disposta a tutto per mantenere il suo status sociale e non solo…

In tutto questo mix di personalità così diverse tra loro, si affaccia un nuovo personaggio, indubbiamente il più misterioso, intrigante, dal fascino oscuro e dal passato burrascoso. Raoul Sforza è ultimo discendente di una nota famiglia di banchieri meneghini, maestro di alta finanza, mecenate e appassionato di musica rock al punto che è l’unica vera passione che riesce davvero a placare il suo animo inquieto.

Raoul si divide tra le mura del tetro palazzo di famiglia in via del Lauro, nell’elegante zona Brera, a un passo dalla Scala e dal cuore della finanza, e il suo “Buen Retiro” a Bonassola, sulla costa ligure di Levante.

A dare una svolta a trama e personaggi l’arrivo nella vita del banchiere della giovane Viola, figlia di Paolo Fumagalli. Il padre è stato ritrovato morto assassinato dopo un breve rapimento finito in tragedia e, nelle sue ultime volontà, affida il destino della figlia e del suo patrimonio (astutamente custodito nella complessa rete omertosa dei conti cifrati svizzeri e dei suoi silenziosi custodi), all’astuzia e al fiuto del noto banchiere meneghino. Nelle carte fatte ritrovare alla figlia e custodite all’interno di una cassetta di sicurezza, vi sono importanti documenti lasciati proprio a Sforza, che rivelano una verità che vale ben oltre la ricchezza posseduta, ma che solo verso la fine del romanzo svelerà tutta la portata del suo contenuto. Raoul, poco incline alla compagnia, dal carattere spigoloso e perfino irritante, si ritroverà (suo malgrado), colpito dallo sguardo e dal colore degli occhi di Viola, che tanto gli ricordano Anna, un amore mai dimenticato e che, al momento della prematura scomparsa, portava in grembo suo figlio. E poi, come sottofondo parallelo alla trama del noir, un Raul Sforza pronto a surfare il Kali Yuga e non solo tra i sondaggi della politica…

 

“Il Banchiere di Milano”, Fratelli Frilli Editori, è disponibile in tutte le librerie d’Italia al prezzo di € 14,90 e nei principali store digitali.

Per interviste all’autore e invio immagini in alta definizione:

Ufficio Stampa Ippolito Edmondo Ferrario

 

Ardeche Comunicazione S.a.s.

Via Andrea Verga, 4 – Milano Tel. 02.2367048 r.a.

http://https://youtu.be/farkWOrB1Zg

Lo scrittore non è che un tramite

Lo scrittore non è che un tramite

Lo scrittore non è che un tramite, un mezzo attraverso cui suggestioni, immagini e idee già esistenti si aggregano fra loro.
Da questo incontro a volte nascono personaggi, storie e libri. Ecco perché un autore dovrebbe sempre rimanere in secondo piano, mantenersi sullo sfondo e lasciare che siano i protagonisti delle sue storie a mettersi in luce.

(In primo piano il banchiere di Milano Raoul Sforza. Sullo sfondo l’autore. Foto di Simone Galbiati)