Recensione de I diavoli di Bargagli su Il Cittadino di Lodi

 

 

Un lungo filo unisce gli ultimi giorni della seconda guerra mondiale alla nostra attualità. Un’oscura vicenda vede fronteggiarsi i nazisti in ritirata e i partigiani sui monti dell’entroterra ligure. Una storia che sembrava sepolta torna invece in superficie e innesca meccanismi di un racconto giocato su più piani temporali e dall’impeccabile equilibro narrativo.

Ippolito Edmondo Ferrario, milanese con legami familiari alla terra lodigiana, autore, tra gli altri, di scritti sulla figura di Paolo Gorini, torna al romanzo e lo fa con “I diavoli di Bargagli”, edito da Fratelli Frilli.

Indiscusso protagonista è Raoul Sforza, affascinante e sfuggente faccendiere e mago della finanza meneghino già al centro di una precedente indagine “privata” firmata da Ferrario (Il banchiere di Milano, 2021).

Ricco, cinico, sprezzante e poco incline ai rapporti umani, Sforza viene chiamato in causa, suo malgrado, da una lettera che lo fa precipitare in una realtà intima e personale dalla quale emerge un aspetto sentimentale e doloroso che il lettore troverà inusuale, visto il suo temperamento.

Il romanzo, un giallo-noir con accurati riferimenti storici e una strepitosa track list (Raoul è un grande appassionato di musica e le citazioni di brani rock e classici si sprecano) si srotola tra Bonassola (luogo del cuore di Sforza), i monti del’entroterra del Levante ligure e l’antica dimora milanese del solitario ed elegante protagonista.

Nelle case di Milano e Bonassola Roul Sforza ritrova la propria dimensione personale, incontra personaggi a tratti ambigui ed equivoci, tesse tele occulte ed elabora teorie riguardo fatti che lo videro protagonista agli albori degli anni Ottanta e che tornano all’improvviso nella sua vita, riacutizzando un’antica ferita.

Un romanzo ben scritto, un intreccio appassionante e un finale sorprendente sono gli ingredienti di questo noir crudo e raffinato nello stesso tempo, dove  gli attori che animano la storia rivelano spesso un lato oscuro e tenuto sottotraccia: lato che non sfugge al banchiere-investigatore milanese. Passo dopo passo, incontro dopo incontro, il quadro si chiarisce, un uomo e un’intera comunità fanno i conti con il loro passato.

Arrigo Boccalari