I diavoli di Bargagli/ Cristo Re
Terminò il pasto con due tazze di caffè nero; Lia glielo servì in tavola direttamente dalla moka.
Dopo l’ennesima rapida occhiata all’orologio, si riaccese il sigaro che aveva iniziato a fumare poco prima, durante l’incontro con Villa. Si concesse ancora qualche istante a tavola, assorbito dai suoi pensieri.
Osservò le due tavole quattrocentesche dell’artista rinascimentale Carlo Crivelli appese alle pareti.
Si trattava di due opere d’arte di grandissimo valore che facevano parte della vasta collezione di pittura antica ereditata dal nonno.
Ne amava una in particolare, quella che ritraeva Cristo Redentore attorniato da schiere di angeli alle sue spalle.
La figura del figlio di Dio dominava tutta la verticalità della tavola lignea.
Lo aveva sempre colpito l’espressione fiera e per nulla mite di Cristo.
L’artista lo aveva dipinto con tratti che lo rendevano più simile ad un condottiero che non a colui che viene e rimette i peccati del mondo.
Pur non professandosi cristiano, amava quell’opera e la sensazione di forza e di vittoria che da essa emanava.
Gli occhi di Gesù avevano la stessa durezza e la profondità dello sguardo di un soldato di lungo corso, antico o moderno che fosse, di un uomo d’armi, sopravvissuto a decine di battaglie.
Per Raoul quello era il Cristo combattente, non certo quello che moriva sulla croce per salvare l’umanità.
Tratto da I diavoli di Bargagli di Ippolito Edmondo Ferrario, Fratelli Frilli Editori, 2022