L’avventura umana della scoperta
Questa sera (ma oramai ieri sera, 27 settembre) al MUDEC di Milano è stata inaugurata la mostra «Capitani coraggiosi. L’avventura umana della scoperta (1906-1990)».
È lo sguardo su quelle che furono vere e proprie imprese, frutto di organizzazione, determinazione, disciplina e soprattutto coraggio. Abbiamo le spedizioni in alta quota, con le ascese italiane al Karakorum, le trasvolate e il ricordo del Circuito aereo internazionale di Milano del 1910, le imprese con il dirigibile…
Una sala è dedicata alla Speleologia in Cavità Naturali e alla Speleologia in Cavità Artificiali.
Chiaramente si parla del Gruppo Grotte Milano SEM-CAI e dei suoi 120 anni d’attività. Un oggetto esposto è particolarmente interessante: si tratta di un elmetto italiano convertito all’utilizzo speleo, dipinto di bianco e dotato di frontalino.
Una foto della Spluga della Preta mi ha ricordato quel che faceva il biospeleologo Domenico Zanon, eccezionale fuoriclasse: scendeva in questa grotta da solo fino al fondo e vi rimaneva per 2-3 giorni a studiare la fauna ipogea nel suo ambiente naturale.
Ottocento e passa metri! E per studio! Senza poi contare gli studi condotti nei sotterranei del Castello di Milano, scoprendovi insetti tipici delle grotte profonde. Stasera c’era anche lui, Domenico, sorridente e inossidabile. E c’era pure Tiziano Trezzi, altro biospeleologo fuoriclasse.
Una foto, proveniente dall’Archivio del G.G.M., ha calamitato la mia attenzione: si tratta di due speleo con paglietta in testa e corda a tracolla all’interno del mitico “Antro delle Gallerie” sul finire del XIX secolo. Sull’Antro, a breve, vi sarà una piacevole sorpresa, ma non voglio rovinarvela dicendo di più.
Le Cavità Artificiali parlano invece delle esplorazioni e degli studi condotti dall’Associazione S.C.A.M. (Speleologia Cavità Artificiali Milano), le cui foto sono di Beatrice Mancini: quella del Tempio della Notte è ovviamente la più “gettonata”. Nel filmato proiettato su piccolo schermo sono montati spezzoni di esplorazioni condotte pochi mesi fa nel “ventre” di Milano.
Il catalogo della mostra, agevole e interessante, è stato curato da Anna Antonini, Carolina Orsini e Franco Farinelli. Non perdetevelo.
La parte di Speleologia in grotta è di Alberto Buzio, che credo tutti o quasi conosciate. Ha tracciato una storia di decenni, la quale in futuro meriterebbe d’essere raccolta e raccontata non in un “bollettino speleo”, ma in più libri illustrati. Il testo di quella in cavità artificiali, o meglio d’Archeologia del Sottosuolo, è di Ippolito Edmondo Ferrario e del sottoscritto.
Quello che stasera ho detto, in primis ad Andrea Maconi, è che noi tutti abbiamo condotto e ancora conduciamo un’attività straordinaria frutto del nostro solo impegno, dove mettiamo tempo, professionalità, rischio e soldi… tutto di tasca nostra. Il minimo che possiamo fare è lasciare ai posteri i risultati delle nostre esplorazioni e dei nostri studi condotti innanzitutto sul campo. Chi verrà dopo avrà una solida base di partenza da cui proseguire.
La Mostra è a ingresso libero ed è aperta fino al 10 febbraio 2019: non mancate di farci un salto, così potrete vedervi anche il resto del Museo. Per ulteriori informazioni consultate il web: mudec.it.
Ma se la mostra ha parlato delle attività passate, Elena Rognoni mi ha invece mostrato stasera delle belle foto d’una miniera settecentesca, la quale s’affaccia sul Lario, che assieme ad altri speleo sta tutt’oggi studiando.
E, come si suole dire: che l’Esplorazione continui!
Avantitutta!
Gianluca Padovan (Ass.ne SCAM – FNCA)