Legionario in Algeria
Sebastiano Veneziano
A cura di Ippolito Edmondo Ferrario
L’uomo mi guardò con aria seria, dicendomi in un buon italiano: «Cerco uno che mi aiuta nel locale. Sopra ho anche una camera. Lascia stare la Legione. Là si muore o si rimane con le palle tagliate».
Io lo ringraziai dell’offerta, ma gli dissi: «Devo andare in Legione».
L’uomo uscì dal locale, fischiò e arrivò un taxi. Parlò in francese al taxista, gli diede dei franchi e rivolgendosi a me, incavolato, mi disse: «Canard, canard, vai a morire!».
Il taxi mi lasciò davanti all’entrata del mastodontico Fort Saint-Nicolais. Davanti all’entrata vi era una garrita e un Legionario con la tenuta da parata, armato, che stava di guardia. Un sottufficiale era davanti all’entrata della caserma.
Lo guardai, ma non riuscii a dire niente. Il sottufficiale comprese perché fossi lì e mi disse rudemente: «Seguimi!».
Ero arrivato alla Legione Straniera.
Comincia così la vera storia dell’arruolamento nella Legione Straniera Francese di Sebastiano Veneziano, partito dalla Sicilia nel 1957, all’età di ventitre anni, in cerca di avventura.
Seguiranno cinque anni in cui il ragazzo, una volta conquistatosi il Kepi blanc, il cappello simbolo della Legione, vivrà esperienze di vita dure e drammatiche sullo sfondo della guerra d’Algeria.
Queste memorie, scritte a distanza di decenni dai fatti di allora, sono una testimonianza di come fosse la vita nella Legione Straniera Francese di allora, uno dei reparti militari più elitari e decorati al mondo.